domenica 31 agosto 2025

无用之用 wúyòng zhī yòng L’essere inutile è la sua più grande utilità

无用之用
wúyòng zhī yòng
L’essere inutile è la sua più grande utilità

无用之用 wúyòng zhī yòng L’essere inutile è la sua più grande utilità


Carissimi lettori,

la frase di oggi proviene da un antico racconto dello Zhuangzi, un testo ricco di saggezza che molti di voi, specialmente chi ci segue, conoscono bene.

Questo racconto si addentra nel concetto di utilità, un’utilità sia per le cose del mondo che per gli esseri che lo abitano e sfida la comune idea che siano utili solo le cose che hanno un fine.

Lo Zhuangzi, invece, ci invita ad ampliare lo sguardo, suggerendo che talvolta anche ciò che appare inutile può rivelarsi molto utile. 

Con la sua ironia e profondità, Zhuangzi ci mostra uno spiraglio alternativo in un mondo dove competitività, produttività ed efficienza sembrano obblighi ormai irrinunciabili.

La frase 无用之用 (wúyòng zhī yòng – “l’inutile è utile”) è spesso usata per descrivere attività, condizioni o aspetti della vita che, pur sembrando privi di scopo, possono in realtà rivelarsi di grande valore.

Per chi fosse interessato ad acquistare una copia dello Zhuangzi, ecco il link dove trovarlo: Clicca qui


Il maestro Shi e l'arte dell'inutile (tratto e tradotto da Zhuangzi)

"Il maestro carpentiere Shi si recò nello stato di Qi. Giunto a Quyuan, vide l'albero sacro di Li.

Era così grande da poter ombreggiare migliaia di buoi. Aveva una circonferenza di cento braccia e il solo tronco un'altezza di dieci ren. Aveva rami così massicci che ognuno avrebbe potuto essere scavato per farne una barca.

La folla lo ammirava come fosse in un mercato, ma il carpentiere non gli diede neppure un'occhiata e proseguì senza fermarsi.

Il suo apprendista, dopo averlo osservato a lungo, raggiunse il maestro e disse: "Da quando brandisco l'ascia al vostro seguito, non ho mai visto un albero così magnifico. Perché rifiutate persino di guardarlo e continuate a camminare?"

Il maestro rispose: "Non parliamone! È legno marcio. Se ne facessi una barca, affonderebbe; se una bara, marcirebbe presto; se utensili, si spezzerebbero; se porte, colerebbero resina; se colonne, verrebbero tarlate. È un albero inutile, privo di qualsiasi utilità. Proprio per questo è così vecchio."

Quando il maestro carpentiere Shi tornò a casa l'albero sacro di Li gli apparve in sogno, dicendo: "A cosa mai mi stai paragonando? Forse mi confronti con gli alberi ornamentali? Guarda i meli cotogni, i peri, gli aranci, i pompelmi e gli altri alberi da frutto: quando i loro frutti maturano, vengono spogliati, umiliati, con i rami grandi spezzati e quelli piccoli strappati.

È proprio la loro abilità nel produrre quei frutti a rendere tanto amara la loro esistenza.

Così non completano il loro naturale termine di esistenza, ma giungono a una fine prematura a metà del loro tempo, attirandosi addosso la distruzione. Così come è per tutte le cose una volta utilizzate. Tutte le cose seguono questa logica.

A lungo ho cercato di capire come mai fossi così inutile, e più volte sono quasi morto per lo sforzo di questa ricerca. Perché questi rami curvi e ricurvi, inutili per un qualsiasi attrezzo? Perché non do alcun frutto da poter mangiare? Perché il mio legno è così poco resistente, inutilizzabile per una qualsiasi costruzione?

Ma ora ho imparato, ho imparato che è l’inutilità la mia più grande utilità.

Se fossi stato utile, avrei mai potuto crescere così maestoso?

Inoltre, tu ed io siamo entrambi cose della natura: con quali diritto una cosa della natura dovrebbe giudicarne un’altra?

Come puoi tu, uomo inutile, comprendere me, un albero inutile?"

Il carpentiere si svegliò e ripensò a quel sogno, e quando l'apprendista chiese al maestro:

"Se questo albero cerca così ostinatamente l'inutilità, perché allora serve come albero sacro?"

"Stai zitto", fu la risposta del maestro, "e non dire una parola. È semplicemente cresciuto qui; e quindi chi non lo conosce non ne parla male come di una cosa malvagia. Se non fosse usato come albero sacro, correrebbe il rischio di essere abbattuto? Inoltre, la logica con cui viene conservato è diversa da quella con cui vengono conservate le cose in generale; non è forse fuori luogo spiegarlo con il sentimento che hai espresso?"

martedì 12 agosto 2025

牛郎织女 niúlángzhīnǚ - Il bovaro, la tessitrice e la loro struggente storia d'amore.

牛郎织女
Il bovaro, la tessitrice
e la loro struggente storia d'amore.

鹊桥相会 quèqiáo Xiānghuì - Incontrarsi sul ponte di gazze

Carissimi lettori di chengyugushiitaliano,

il racconto di oggi trae ispirazione dalla celebre e antica leggenda di 牛郎 (niúláng) e 织女 (zhīnǚ): una struggente storia d’amore tra un povero bovaro e una tessitrice celeste, separati dal destino e dalle leggi del cielo. 

È proprio da questa leggenda che nasce la festa del 七夕 (qīxì), il festival cinese degli innamorati, conosciuto anche come "festa del doppio sette", celebrato il settimo giorno del settimo mese del calendario lunare – che quest’anno cadrà il 22 agosto 2025.

Spero che questo nuovo racconto vi emozioni e vi invito a seguire chengyugushiitaliano su Facebook per non perdervi le prossime Storie Chengyu.

金狄
Federico Zinelli
Autore e curatore


牛郎织女 niúláng zhīnǚ - Il bovaro, la tessitrice e la loro struggente storia d'amore.

Un vecchio artista di strada a Chang’an

Il sole, un disco di rame incandescente, fa capolino dietro la nera silhouette delle mura di Chang’an, tingendo le nuvole di porpora e zafferano.

Le ombre si allungano come dita affusolate, mentre il velo ambrato del tramonto si posa pigro su ogni cosa, stemperando ogni colore. 

Le prime stelle compaiono timidamente, una dopo l’altra, in un cielo che, attimo dopo attimo, si fa sempre più profondo.

Entro in città e la vita frenetica per le strade mi risveglia da quell’incanto. 

Qua e là si accendono le lanterne; i bambini giocano sotto lo sguardo attento dei genitori affacciati ai portici delle locande. Nell’aria si diffondono i profumi delle focacce e della carne alla griglia.

Dispongo le mie maschere a terra e accendo le lampade a olio attorno a me. Il palcoscenico è pronto: 

«Venite, gente di Chang’an! Oggi è il settimo giorno del settimo mese.
Venite ad ascoltare la storia di 织女 (Zhīnǚ) e 牛郎 (Niúláng)!»

I bambini accorrono eccitati. Come ogni anno, una piccola folla si raccoglie intorno a me: visi curiosi, genitori sorridenti, anziani che conoscono ogni parola, ma attendono, come sempre, la magia del racconto.

Lascio che cali il silenzio. Poi indosso la prima delle mie maschere...


La maschera del bue celeste

Cari bambini, mi avete riconosciuto?
Sono io, il Bue Celeste!

Lo so, un tempo ero un magnifico generale alla corte dell’Imperatore di Giada. Tutti mi rispettavano e ovunque andassi, mi accoglievano con onore.

Poi, un giorno, per una mia disattenzione, feci cadere una preziosa giara contenente la rugiada dell’immortalità… e per questo venni esiliato sulla Terra, condannato a vivere nelle sembianze di questo animale.

Ma non voglio annoiarvi con le mie sventure. No, no! Oggi sono qui per raccontarvi una splendida storia d’amore: quella di Niulang, il giovane bovaro che si è preso cura di me per tanti anni, e di Zhinü, la tessitrice del firmamento, figlia dell'Imperatore di Giada.

Niulang era davvero un bravo ragazzo, e anche un mio caro amico, sapete?

Avrei tanto desiderato per lui una vita felice, con una buona moglie e dei figli. Ma era solo, povero, e nessuna ragazza voleva sposarlo.

Sembrava che tutto sarebbe rimasto così per sempre… Finché un giorno, io non scoprì, per puro caso, che le sette fate celesti, scendevano ogni notte sulla Terra per bagnarsi nello Stagno di Giada (瑶池 Yáochí).

Così, una notte, apparvi in sogno al mio giovane amico e gli dissi: “Domani all’alba vai al lago e prendi gli abiti di una fata. Non voltarti mai indietro… e avrai una sposa divina!”

Mi volto e con un gesto rapidissimo, scambio la maschera del Bue con quella di Niúláng.


瑶池 Yáochí - lo Stagno di Giada

Ho faticato non poco per raggiungere questo lago. Ma ciò che mi si è aperto davanti agli occhi è di una bellezza indescrivibile.

Sette fanciulle meravigliose, avvolte in leggere vesti di seta danzano nell’aria e librandosi leggere sopra l’acqua che risplende alla luce della luna. I loro lunghi capelli, i volti giovani e radiosi, la luce che le circonda... sono chiaramente creature di un altro mondo.

 

Ed ecco che ritorna la maschera del Bue Celeste:

“Prendi le vesti, non lasciarti distrarre da tanta bellezza!” 


Poi di nuovo la maschera di Niulang:

Mi dissi: “Presto… prima che tanta meraviglia dissolva ogni mia volontà!” 

Raccolsi le vesti che erano più vicine a me e corsi via fino alla mia capanna.

Lì, seduto, rimasi molto tempo rimproverandomi per quel che avevo fatto. Mi sentivo in colpa per aver rubato le vesti a simili straordinarie creature, ma, al tempo stesso ero anche colmo di gratitudine per tanta bellezza.

Quelle visioni mi stavano sopraffacendo… Ma svanirono all’istante quando sentii qualcuno bussare alla porta. 

Aprì con esitazione e davanti a me apparve una figura avvolta da un’aura di luce: una giovane fata, bellissima, tremante, quasi in lacrime. Era venuta a cercare la sua sopravveste.

Mi bastò uno sguardo per perdere il cuore. La sua luce si fece più tenue, il suo corpo prese la consistenza di questo mondo e in quell’istante, il tempo si fermò.

Nulla esisteva più: solo io e lei, persi l’uno negli occhi dell’altra.


La maschera del bovaro si allontana lentamente dalla luce e come per magia ritorna il bue celeste

Niulang e Zhinü si innamorarono al primo sguardo. 

Lei riconobbe subito il cuore puro e sincero del mio custode e lui le donò il proprio cuore, senza alcuna riserva.

Si sposarono, ebbero due figli e vissero felici sulla Terra per tre splendidi anni, amandosi perdutamente, profondamente e condividendo insieme le gioie e i dolori di questo mondo tanto splendido quanto, a volte, spietato.

Sarebbe bello poter dire che la storia finì qui…





L'ira dell'imperatore celeste

Tre anni sulla Terra non sono che pochi istanti nel mondo celeste. E quando l’Imperatore di Giada scoprì che sua figlia si era unita in matrimonio con un semplice bovaro, tradendo la sua volontà e infrangendo l’ordine cosmico stabilito, mandò i suoi generali per riportare Zhinü in cielo.

Fu proprio quel giorno che io, il Bue Celeste, giunsi alla fine del mio cammino terreno. Il mio destino era ormai compiuto: tornare a brillare nel firmamento, ma avevo in serbo un'ultima magia per i miei giovani amici.


Ed ecco che si palesa la maschera di Zhīnǚ. Un volto di porcellana sottile, plasmato con estrema delicatezza. Gli occhi e la bocca sono disegnati con fili d’argento: un viso bellissimo, fragile e colmo di malinconia.

I miei bambini piangevano e si aggrappavano disperatamente alla mia veste, mentre una pioggia di fulmini squarciava il tetto della nostra capanna.

Mio amato Niulang, non potesti fare nulla contro i dodici generali celesti in armatura di giada che mi portarono via da te.



Un rullo di tamburo richiama il rumore del tuono. La maschera di Zhinü svanisce nell’oscurità, lasciando spazio a quella di Niulang.

"Mio fedele bue... hanno portato via la nostra Zhinü. Se solo tu fossi ancora qui per aiutarmi."

In lacrime afferrai le corna del mio amico e, non so come, d’un tratto si trasformarono in due grandi ceste volanti, capaci di sollevarmi da terra e inseguire nel cielo il carro della mia amata. 

Non esitai un istante e saltai su di esse assieme ai nostri bambini, volando rapido verso il cielo d’occidente.

Purtroppo però, nemmeno quell'ultima magia poté nulla quando la Regina Madre estrasse la sua spilla d’oro e squarciò il velo del cielo. Da allora questo immenso fiume d’argento, 银河 (yínhé), la Via Lattea, ci separa.


La pietà del cielo

Lentamente torna la maschera del bue, per raccontare l'ultima parte di questa storia.


Non esiste legge del cielo senza pietà o compassione.

Venne infatti il giorno in cui le gazze, commosse dall’amore puro di Zhinü e Niulang, formarono un ponte con le loro ali per ricongiungerli. 

Era il settimo giorno del settimo mese lunare e da allora, ogni anno, proprio in quella data, questo miracolo si ripete. 

Per questo si dice che, nelle notti del Qixi, ascoltando sotto i tralci della vite, si possono udire i sussurri d’amore di Zhinü e Niulang; e che, dopo quella notte, le gazze perdono molte delle loro piume per la fatica del volo.


迢迢牵牛星
tiáotiáo qiān niú xīng
Una splendida poesia della dinastia Han.

迢迢牵牛星,皎皎河汉女。
tiáotiáo qiān niú xīng, jiǎojiǎo héhàn nǚ.
Remota e distante arde la stella del Bovaro,
pura e fredda brilla la fanciulla del Fiume Celeste.

纤纤擢素手,札札弄机杼。
xiānxiān zhuó sùshǒu, zhá zhá nòng jīzhù.
Sottili e affusolate si protendono le mani di giada,
sonoro e ininterrotto batte il telaio senza sosta.

终日不成章,泣涕零如雨。
zhōngrì bùchéng zhāng, qì tìlíng rú yǔ. 
Ma in tutto il giorno nulla viene tessuto,
solo lacrime che cadono come pioggia.

河汉清且浅,相去复几许?
héhàn qīng qiě qiǎn, xiāngqù fù jǐxǔ?
Limpido e poco profondo scorre il Fiume Celeste,
l’uno dall’altra ci separa una distanza indefinibile.

盈盈一水间,脉脉不得语。 
yíngyíng yī shuǐ jiān, mò mò bùdé yǔ.
Limpido e cristallino ci divide questo velo d’acqua,
amorevole ed eterno resta muto il nostro sguardo.

Riferimenti Astrologici nella Leggenda di Niúláng e Zhīnǚ

Altair
Il bovaro Niulang 牛郎 (niúláng) è associato alla stella Altair che in cinese si chiama 牵牛星 qiānniúxīng - mandriano o bovaro). Altair fa parte della costellazione dell’Aquila, questa stella ha due piccole stelle (β e γ Aquilae) che sono appunto i figli di Niulang e Zhinü.

Vega
La tessitrice Zhinü 织女 (zhīnǚ) è associata a Vega che in cinese si chiama appunto 织女星 zhīnǚxīng - tessitrice), Per noi occidentali Vega fa parte della Lira ma nell'astrologia cinese, assieme ad altre quattro stelle, forma la costellazione del grande telaio celeste.

Via Lattea
La via lattea ha il ruolo mitico di separare questi due amanti ed è chiamata in cinese 银河 (yínhé - fiume d'argento).

sabato 26 luglio 2025

背水一战 bèi shuǐ yī zhà - Lottare con il fiume alle spalle

背水一战
bèi shuǐ yī zhà
Lottare con il fiume alle spalle



Capitolo 1: Lottare con il fiume alle spalle

"Quando le truppe Han assalirono il nostro campo, il cielo divenne rosso come il sangue. Io e i miei compagni, terrorizzati, fummo certi che si trattasse di un castigo divino. Il generale urlava che era solo un trucco di Han Xin, ma il nostro morale era ormai spezzato. Fu così che perdemmo la battaglia." (1)

Senza preavviso, una folata di vento irrompe dalla finestra, interrompendo il racconto del vecchio che siede di fronte a me.

Il turbine ha portato con sé granelli di sabbia dorata, che ora scintillano alla luce del fuoco come lucciole in una notte di primavera.

Il suo volto somiglia alla roccia dell’Ordos: arido, screpolato, segnato dal tempo.

La sua pelle racconta di inverni infiniti trascorsi a sfidare il gelo, e di estati implacabili sotto il sole rovente di una terra aspra, ostile, quasi desertica.

I suoi occhi, opachi come quarzo levigato, fissano ombre che solo lui riesce a vedere. Pare quasi che la steppa lo stia chiamando. La sua mano si alza nel vento, come a leggere nei granelli di sabbia i ricordi di un tempo lontano.

Un pazzo, un bugiardo, o forse un uomo davvero benedetto da una così lunga vita. 

Sono passati quasi novant’anni, eppure questo vecchio eremita afferma di essere stato presente quel giorno, quando l’esercito del generale 陈余 Chén Yú di Zhao (后找过 Hòu Zhǎoguò), con oltre duecentomila uomini, fu annientato da soli trentamila soldati.

“Il generale era così convinto della nostra superiorità numerica che disdegnò ogni consiglio di prudenza. Noi stessi eravamo tutti convinti di quella vittoria, tanto che quando 韩信 (Hánxìn) fece schierare i propri uomini con il fiume alle spalle, impossibilitati a qualsiasi ritirata, ridemmo della sua stoltezza.” (2)

“Ma quella che sembrava una mossa insensata si rivelò una trappola fatale per il nostro esercito.” Il vecchio si fermò un istante: forse il fiume dei ricordi era diventato troppo impetuoso. Poi riprese: “Impossibilitati a fuggire, gli uomini di Han Xin trovarono dentro di sé una furia disperata. Quella forza sovrumana che prende chi, sull’orlo della morte, lotta con tutto sé stesso per sopravvivere. E questo Han Xin lo sapeva.”

Una strategia disperata, spietata... o forse geniale?

Se in guerra tutto è concesso, un generale può davvero permettersi qualsiasi cosa?

Una cosa è certa: se Han Xin non avesse rischiato tanto, il suo esercito sarebbe stato annientato.

Lascio quella vecchia capanna, una sferzata di vento mi trova impreparato e la sabbia colpisce i miei occhi. 

Che tu sia davvero il vecchio soldato che dici di essere? 

Forse è davvero come diceva Sun Tzu: “Metti i tuoi soldati in una terra desolata e allora sopravviveranno; intrappolali in una terreno mortale e allora vivranno” (3)

Non una benedizione è di certo questo ambiente infido che ti ha tenuto in vita così a lungo.

Scritto da Federico Zinelli (金狄)


Capitolo 2: Riferimenti nel racconto

(1) Liberamente tratto dal commentario allo 史经 (Shǐ jīng “Memorie di uno storico” di 司马迁 sīmǎqiān) scritto da Sima Zhen (《史记索隐》shǐjì suǒ yǐn, VII sec. d.C.).【索隐】 赵老传云:汉兵袭赵壁时,天赤如血,赵卒大骇,以为神罚。陈馀叱曰:‘此不过韩信诈耳!’然军心已散。

"[Nota di Sima Zhen]: Il 'Racconto degli Anziani di Zhao' narra: 'Quando le truppe Han assalirono l'accampamento di Zhao, il cielo divenne rosso sangue. I soldati di Zhao, terrorizzati, lo interpretarono come un castigo divino. Chen Yu gridò: "Questo è solo un inganno di Han Xin!", ma il morale era già collassato.'"

(2) Liberamente tratto da 《史记·淮阴侯列传》 (Shiji, Biografia del Marchese di Huaiyin - Han Xin) è 司马迁 (Sima Qian), il grande storico della dinastia Han occidentale (西汉, 206 a.C. - 24 d.C.). 《史记·淮阴侯列传》「信乃使万人先行,出,背水陈。赵军望见而大笑。」Han Xin fece avanzare 10.000 uomini, schierandoli con le spalle al fiume. I soldati Zhao, vedendoli, scoppiarono a ridere.

(3) Liberamente tratto da 《孙子兵法》 (Sūnzǐ bīngfǎ, l'arte della guerra di Sun Tzu). 《孙子兵法·九地篇》「投之亡地然后存,陷之死地然后生。」"Metti i tuoi soldati in una terra desolata e allora sopravviveranno; intrappolali in una terreno mortale e allora vivranno."


Capitolo 3: Spiegazione del racconto

Carissimi lettori,

Questa breve suggestione trae origine da un importante evento storico: 井陉之战 (Jǐngxíng zhī zhàn, la Battaglia di Jingxing), in cui si scontrarono l’esercito Han, guidato da Han Xin, e le truppe di Zhao, comandate da Chen Yu.

La battaglia è passata alla storia grazie alla strategia messa in atto da Han Xin, da cui ha avuto origine il celebre chengyu 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn, “Combattere con le spalle al fiume”).

A raccontarci questo episodio è la nostra inseparabile collaboratrice Ruiwen.


Capitolo 4: Origine dell’idioma chengyu 背水一战 

Significato dell’idioma

L’espressione 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn) ha origine dalle Memorie Storiche – Biografia del Marchese di Huaiyin, scritte dallo storico Sima Qian durante la dinastia Han occidentale.

Racconta l’episodio in cui il leggendario generale Han Xin, con straordinario acume strategico, schierò volontariamente il suo esercito con le spalle a un fiume, impedendo qualsiasi possibilità di ritirata.

Quella scelta audace, all’apparenza suicida, spinse i soldati a combattere con un’energia disperata e indomabile, che li condusse alla sorprendente vittoria contro l’esercito di Zhao.

Significato letterale: Combattere con le spalle al fiume, senza via di fuga.

Significato figurato: Affrontare una situazione senza alternative, in cui l’unica possibilità è dare tutto sé stessi per vincere.

Oggi viene usato in ambito sportivo, lavorativo o in sfide personali, per descrivere momenti in cui si combatte con determinazione assoluta, senza possibilità di ritorno.

Scritto da Rui Wenzhu


Capitolo 5: La Storia del chengyu

Nella Cina di duemila anni fa, agli albori della dinastia Han, il generale Han Xin era considerato uno dei più brillanti strateghi al servizio dell’imperatore Liu Bang.

Mentre questi combatteva per il controllo dell’impero contro il suo rivale Xiang Yu, Han Xin ricevette l’ordine di muovere a nord e attaccare il Regno di Zhao.

Il generale Chen Yu, a capo di un esercito numeroso e motivato, marciò incontro a Han Xin, la cui forza era nettamente inferiore.

Ma invece di ritirarsi o cercare una posizione difensiva, Han Xin compì una mossa impensabile: schierò le sue truppe con le spalle a un fiume, tagliando ogni via di fuga.

I soldati, sconvolti, pensarono: "È un suicidio! Se perdiamo, non potremo nemmeno scappare!"

Eppure il piano era audace e calcolato:

Fingere disorganizzazione, per spingere i Zhao a sottovalutarli.

Infiltrare un commando segreto nell’accampamento nemico per sostituire le bandiere di Zhao con quelle degli Han.

Combattere con ferocia assoluta, perché non esisteva altra scelta se non la vittoria.

Quando i soldati di Zhao videro il loro accampamento in fiamme e le bandiere nemiche sventolare sopra di esso, il panico si diffuse tra le loro file.

La battaglia, che sembrava già decisa, si trasformò in una clamorosa vittoria per Han Xin.

Quell’episodio divenne leggenda — e con esso nacque il proverbio: 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn) – combattere con le spalle al fiume.


Capitolo 5: Testo in cinese di Rui Wenzhu

一、成语起源

“背水一战”这个成语出自《史记·淮阴侯列传》,作者是西汉著名史学家司马迁。这个成语讲的是汉朝著名将领韩信在战争中用兵如神,故意将军队布置在背后是河的地方,让士兵们没有退路,从而激发出他们的拼命精神,最终打败了强敌赵军。

背水一战 拼音:bèi shuǐ yī zhàn

字面意思是:背靠着水与敌人作战,表示没有退路,只能死战到底。

引申义:形容在没有退路的情况下下定决心,全力以赴地拼搏,孤注一掷地争取胜利。

二、成语故事

在两千多年前的汉朝初期,有一位非常有名的将军,名叫韩信。他不仅聪明,而且懂得用兵之道,是刘邦手下最厉害的将领之一。

当时,刘邦正在和项羽争夺天下。韩信奉命带兵去攻打北方的赵国。赵国的大将陈余听说韩信来了,也带领大军迎战。赵军兵多将广,士气高涨,而韩信的军队人数较少,看起来一点优势也没有。

聪明的韩信却并没有害怕。他反而做了一件非常奇怪的事:他把自己的军队布置在一条大河的旁边,背后就是水,等于是断了所有人的退路。很多士兵都很害怕,心想:“这样不是自投死路吗?万一打不过,连逃都没法逃了!”

但韩信心中自有妙计。他故意让敌人觉得自己的军队没有准备好、毫无章法,好让敌军轻敌。

接着,韩信又派出一支精锐部队偷偷绕到赵军的营地后方,趁赵军主力出战时悄悄袭营,把敌人的旗帜换成了汉军的。

与此同时,韩信带领主力大军正面与赵军交战。因为汉军无路可退,每一个士兵都拼尽全力。他们知道,如果输了,就会被敌人杀死,连逃跑的地方都没有。于是大家团结一心,勇猛无比。

赵军一看自己的营地起了大火,旗帜也换了,再看到汉军像不要命一样冲过来,立刻慌了神,很快就被打得大败。

这场看似不可能赢的仗,韩信却用“背水列阵”的方法大获全胜!从此,“背水一战”这个成语就流传下来。

三、互动-你有没有遇到过必须拼尽全力完成一件事的经历?请用中文写一写。

sabato 12 luglio 2025

诗中有画 shī zhōng yǒu huà - Nella poesia c’è un dipinto

诗中有画
shī zhōng yǒu huà
Nella poesia c’è un dipinto

诗中有画 shī zhōng yǒu huà Nella poesia c’è un dipinto

La chiamano 吸魂镜 (xīhún jìng) specchio che ruba l'anima. Un arnese alquanto bizzarro fatto di legno e ottone, in grado di intrappolare l’immagine di qualsiasi cosa in una strana lastra argentata.

Molti pensano sia pura stregoneria, altri sono per lo più incuriositi, altri ancora come me si chiedono a cosa serva sprecare ore di lavoro per intrappolare per sempre un’immagine.

Certo, se si trattasse di un incantevole paesaggio, del calore di una riunione familiare, del volto di una bella donna… in quel caso, non potrebbe forse questo straordinario marchingegno vincere il tempo, la decadenza e la morte? Vincere quella eterna maledizione a cui noi tutti siamo soggetti: la maledizione della precarietà della bellezza.

Non è forse questo ciò che per anni hanno provato a fare poeti e scrittori? Lasciare immagini e sentimenti impressi nel tempo? 

E invece, ora come allora, versi e dipinti sono affidati con tanta noncuranza a sottili fogli di riso o di seta. Tanta bellezza lasciata sola a consumarsi in supporti così deperibili. Se mille anni fa avessimo avuto questo portentoso macchinario oggi potremmo vedere i dipinti di Wang Wei.

Il mio sguardo si posa sugli oggetti del mio scrittoio, ne lambisce il bordo e si perde in lontananza sulla parete, dove a un paesaggio reso indistinto dal tempo si accompagna una poesia che si legge appena, ma che conosco bene.

味摩诘之诗,
wèi Mójié zhī shī,
Assaporo la poesia di Wang Wei,

诗中有画;
shī zhōng yǒu huà;
in essa scorgo un dipinto;

观摩诘之画,
guān Mójié zhī huà,
osservo la pittura di Wang Wei,

画中有诗。
huà zhōng yǒu shī.
in essa odo la poesia.

Nella mia mente appare un disegno infinito.  Le colline si susseguono sospese fra le nuvole. Alberi, rocce e ruscelli arricchiscono il paesaggio di dettagli. Un contadino, piccolo, mesto, quasi insignificante in questo mondo senza fine, è immerso nel suo lavoro, inconsapevole, mentre poco lontano una cascata impetuosa squarcia il paesaggio.

Se solo potessi rendere immortale tutto quello che i miei occhi continuano a vedere, tanto è prezioso per me ogni scorcio di questo dipinto. Per me è pace, è bellezza; è un mondo in cui mi rifletto, e forse questo mondo sono io.

La poesia diventa immagine, che a sua volta diventa sentimento, che diventa poesia. La vera bellezza è questa trasformazione: è l’attimo in cui percepiamo l’immensità dentro di noi.

Non esiste precarietà nella bellezza, la bellezza è immortale. La poesia è immortale.

Adesso capisco perché ti chiamano “specchio che ruba l’anima”. Per quanto siano belle le immagini che catturi, ciò che ne rimane, in fondo, sono solo fantasmi. Niente di vivo può essere davvero immortalato.

Carissimi lettori, la storia di oggi è ispirata al chengyu 诗中有画 (shī zhōng yǒu huà, nella poesia c’è un dipinto). Questo idioma descrive poesie che eccellono nel ritrarre paesaggi, facendo sentire i lettori come se fossero immersi in un dipinto. Si riferisce anche a versi dalla straordinaria bellezza poetica.

Torneremo ancora a parlare del legame fra pittura, poesia e filosofia, uno dei percorsi più profondi e affascinanti dell’antica cultura cinese.



Note sull'autore

Federico Zinelli, nome cinese: 金狄
Curatore della pagina chengyugushiitaliano

sabato 5 luglio 2025

蝉不知雪 chán bù zhī xuē - La cicala non conosce la neve

蝉不知雪
chán bù zhī xuē
La cicala non conosce la neve

蝉不知雪 chán bù zhī xuē - La cicala non conosce la neve

Oggi il caldo mi tormenta, neppure l'ombra mi è di alcun sollievo.

Eppure, quando ero giovane a palazzo, non provavo un simile senso di malessere. Che sia l’età? L’esilio? L’assenza di qualcosa da fare che mi tormenta?

Non dovrei ripensare ad allora, perché inevitabilmente la mente torna a quel giorno a palazzo.

Quasi sento il suono dei miei passi sul pavimento di mogano laccato.

Tre passi avanti e una piccola pausa... tre passi avanti e una piccola pausa.

La mia lunga veste di seta oscillava a questa danza antica di mille anni, mentre mi avvicino al Re con le mani nascoste nelle lunghe maniche della mia veste.

So che questo rituale è solo uno dei tanti tasselli dell'universo.

Un ordine cosmico che percepisco e di cui mi sento parte viva e consapevole.

La natura non si muove forse in un maestoso rituale? Il pavone blu spiega le sue piume in una ruota colorata per impressionare la propria compagna. I petali del loto si chiudono ogni notte come mani in preghiera. Il sole che rinasce ogni giorno rinnova l'equilibrio del cosmo.

Tre passi avanti e una piccola pausa. 

Ho raggiunto la giusta distanza dal mio signore. 

Mi genufletto tre volte sotto il suo sguardo insofferente, inizio i nove inchini di rito, ma non faccio in tempo a finire che la sua voce mi interrompe.

"A che serve studiare questi vecchi testi? L’esperienza diretta è tutto ciò che conta!"

Respiro a fondo e ricomincio i miei nove inchini. 

Nel cuore si posa un profondo dolore, non è il suo disprezzo per me, non è avere un re tanto potente quanto cieco. No. Il dolore più grande è la mancanza di rispetto per quell'ordine che tutto sostiene: pace, abbondanza e serenità.

Otto e nove, posso parlare:

Maestà! 

井蛙不可以语于海者,拘于虚也;

jǐng wā bù kě yǐ yǔ yú hǎi zhě, jū yú xū yě;

La rana nel pozzo non può parlare del mare, perché è limitata al suo piccolo spazio.

夏虫不可以语于冰者,笃于时也;

Xià chóng bù kě yǐ yǔ yú bīng zhě, dǔ yú shí yě;

L’insetto estivo non può parlare del ghiaccio, perché è fermamente ancorato alla sua stagione.

曲士不可以语于道者,束于教也。

Qū shì bù kě yǐ yǔ yú dào zhě, shù yú jiào yě.

Lo studioso settario non può parlare del Dao, perché è vincolato all’insegnamento ricevuto.

今尔出于崖涘,观于大海,乃知尔丑,尔将可与语大理矣。

Jīn ěr chū yú yá xì, guān yú dà hǎi, nǎi zhī ěr chǒu, ěr jiāng kě yǔ yǔ dà lǐ yǐ.

Solo quando ti sporgi dal bordo del precipizio e osservi il grande mare, allora riconosci la tua pochezza, allora potrai parlare di grandi verità.

Il suo sguardo beffardo cambia immediatamente, il suo corpo è rigido, l'ira vela i suoi occhi.

I maestri daoisti si levano contro di me, mi accusano di blasfemia e di oltraggio.

So che mio tempo a palazzo è scaduto. 

Il frinire di una cicala mi porta via da quei dolorosi ricordi. Guarda un po’, si è posata proprio sulla mia spalla. Che buffo.

La vita è così semplice per te piccola amica? Forse dovrei darti retta e smetterla di indugiare in simili pensieri. Godermi l'estate e il tempo che rimane. 

蝉不知雪

chán bùzhī xuě

La cicala non conosce la neve

Facile per te che non conoscerai mai l'inverno, che conoscerai solo le gioie di questo mondo. 

Eppure, cara amica, pensarti così inconsapevole del gelo, ma anche del candore della neve, mi riempie il cuore di tristezza.


Spiegazione del racconto

Cari lettori,

Spero che abbiate gradito questa breve suggestione.

La storia di fantasia è ambientata in uno dei momenti chiave della storia cinese. Il periodo segnato dalla contrapposizione fra confuciani e daoisti che si colloca alla fine della dinastia Zhou, durante il periodo degli stati combattenti.

Era un’epoca di incertezza e studiosi, filosofi e maestri si confrontavano su come riportare l’ordine, dando origine a molte "scuole di pensiero" diverse. 

Le due più influenti furono appunto quella daoista e quella confuciana, scuole in profonda contrapposizione fra loro. I confuciani criticavano le idee daoiste come passive, nichiliste o pericolose per la stabilità sociale, mentre i daoisti criticavano i confuciani descrivendoli come dei fanatici ossessionati dai riti e incapaci di cogliere la vera natura della realtà.

In questa breve storia, ispirata al chengyu 蝉不知雪 chán bùzhī xuě – "la cicala non conosce la neve", queste due ideologie si intrecciano in modo volutamente un po’ caotico.

Il protagonista, un maestro confuciano, critica la mancanza di visione e di rispetto per l’ordine del cosmo al proprio re, citando un passo dello Zhuangzi, libro daoista per eccellenza, mostrando la stoltezza delle sue idee in modo quasi paradossistico.

Sul finale però, dopo che l'ordine della sua vita sembra aver vacillato, si apre alla visione daoista, seppur con un velo di amarezza e tristezza.

Alla fine potremmo dire che, come diceva 老子 lǎozi, è la presunzione di sapere la peggiore delle malattie.

知不知,尚矣;不知知,病也。圣人不病,以其病病。夫唯病病,是以不病。

道德经·第七十一章

Sapere di non sapere è superiore. 

Non sapere ma credere di sapere è una malattia. 

Il saggio non è malato, perché riconosce come malattia il credere di sapere. 

Ed è proprio perché riconosce questa malattia come tale che egli non ne è affetto.

Dao de jing 71° capitolo



Note sull'autore

Federico Zinelli, nome cinese: 金狄
Curatore della pagina chengyugushiitaliano

domenica 22 giugno 2025

雪泥鸿爪 xuění hóngzhǎo - Le impronte dell’oca sulla neve e sul fango

雪泥鸿爪
xuění hóngzhǎo
Le impronte dell’oca sulla neve e sul fango

雪泥鸿爪 xuění hóngzhǎo - Le impronte dell’oca sulla neve e sul fango

Caro 子由 (zǐyóu), sto passando proprio ora da 渑池 (miǎnchí) e ne approfitto per rispondere alla tua lettera.

《和子由渑池怀旧》
Hè zǐyóu miǎnchí huáijiù
"Nostalgici ricordi da Mianchi, in risposta a Ziyou"

L’inverno sta per finire. Il carro procede adagio sul terreno scivoloso. In questa attesa mi guardo attorno e sono travolto dalle immagini del passato. 

Il carro sobbalza e mi desta improvvisamente dai miei pensieri, le immagini si disperdono inafferrabili, come in un battito d’ali. 

Mi chiedo quale sia quella caratteristica della vita umana che accomuna gli esseri umani in ogni dove.

人生到处知何似?
rénshēng dàochù zhī hé sì?
"La vita, ovunque sia, a cosa somiglia?" 

Lo sguardo si perde in lontananza. Dietro i cespugli, al margine del sentiero, scorgo una radura con un piccolo lago. Due oche bianche arrivano in volo e si posano leggere sull’acqua. Sono bellissime: osservarle mi riempie di meraviglia. Il tempo sembra fermarsi, tutta la mia attenzione è per loro. Poi, all’improvviso, forse per un rumore o un istinto che solo loro percepiscono, si alzano in volo e scompaiono in lontananza. 

应似飞鸿踏雪泥。
yīng sì fēihóng tà xuě ní.
"Trovo che somigli ad un’oca selvatica che lascia impronte sulla neve."

Ma non tutto svanisce, rimane una traccia, un ricordo sbiadito. Anche quando la neve si scioglie, occasionalmente le dita dell’anatra rimangono impresse sul fango.

泥上偶然留指爪,
ní shàng ǒurán liú zhǐ zhǎo,
"Sul fango, per caso, rimangono tracce delle dita,"

Ma il tempo passa, quel che è stato è stato e l’oca è volata via chissà dove.

鸿飞那复计东西。
hóng fēi nà fù jì dōngxī.
"Ma l’oca vola via, senza curarsi di est o ovest."

I ricordi mi travolgono passando per questo villaggio. Sono solo quattro anni dall’ultima volta che siamo stati qui assieme eppure tutto è così cambiato da allora. 

La serenità e la pace di quei giorni, ogni minimo dettaglio con te in questo luogo è nella mia memoria, come su un candido manto di neve eterna.

Adesso tornando qui da solo la neve del ricordo si sta sciogliendo, ogni cosa pare assuma la tinta opaca e scolorità della realtà. Al posto della neve bianca è rimasto il fango, al posto delle nostre impronte sulla neve, resta impresso nel terreno lo scheletro del passato. 

Lì era il vecchio monaco che ci diede ospitalità…

老僧已死成新塔,
lǎo sēng yǐ sǐ chéng xīn tǎ,
"Il vecchio monaco è morto, ora una nuova pagoda sorge,"

Lì era il muro su cui scrissi assieme a te versi che nessuno potrà mai più leggere…

坏壁无由见旧题。
huài bì wú yóu jiàn jiù tí.
"Il muro caduto non mostra più le scritte di un tempo."

Ripenso alla strada che abbiamo fatto assieme, quanto mi sei stato vicino caro fratello. Niente è insuperabile quando ci sei tu e con te ogni difficoltà è una sfida che affrontiamo con allegria.

往日崎岖还记否,
wǎngrì qíqū hái jì fǒu,
"Ricordi ancora le asperità del passato,"

路长人困蹇驴嘶。
lù cháng rén kùn jiǎn lǘ sī.
"La strada lunga, la stanchezza, il raglio dell’asino zoppo?"

Come altro potrei concludere questa mia lettera se non lasciandola inconclusa? Poiché ogni cosa può avvenire, ogni cosa è in cambiamento, ogni cosa è effimera. Tutto è impermanente eppure tutto è senza fine. Come l’oca che vola via, ogni esperienza si dissolve nel flusso continuo dell’esistenza. Come l’oca che lascia la sua impronta nella neve del passato, come quell’impronta permane nel fango del presente.


Su questa splendida poesia

Cari lettori,

Questa celebre poesia è qui inserita, come di consueto, all’interno di un racconto liberamente ispirato da un evento della vita di 苏轼(sū shì). La poesia infatti descrive il passaggio del poeta da Mianchi, villaggio che Sushi aveva visitato alcuni anni prima insieme al fratello 苏辙 (sū zhé) che nella poesia chiama con il nome di cortesia Zi You.

Il legame fra i due fratelli è uno dei più profondi nella storia letteraria cinese. Li univa un affetto fraterno sincero, la condivisione di ideali e passioni intellettuali, e il sostegno reciproco anche nei momenti più duri, come l’esilio e le difficoltà politiche.

Cresciuti sotto la guida del padre 苏洵 (sū xún), anch’egli celebre scrittore, studiarono insieme i classici confuciani e la poesia Tang ed è probabilmente proprio durante il loro periodo di studi che passarono per Mianchi dove, come ricorda la poesia, scrissero alcuni versi su un muro.

La poesia è divisa in due parti principali nella prima metà elabora il concetto dell’impermanenza, paragonandolo alle orme di un’oca sulla neve, nella seconda parte invece richiama i ricordi del passato e racconta come nel villaggio tutto sia cambiato a parte il profondo legame d’affetto fra i due fratelli.

Da questa bellissima poesia deriva il chengyu: 雪泥鸿爪 (xuění hóngzhǎo) — "Le impronte dell’oca sulla neve e sul fango" — una delicata metafora dell’impermanenza. Un chengyu che ancora oggi viene comunemente usato per descrivere ricordi fugaci o eventi passati che, pur avendo lasciato un segno profondo in noi, sono destinati a svanire col tempo, come le impronte leggere di un’oca sulla neve.



Note sull'autore

Federico Zinelli, nome cinese: 金狄
Curatore della pagina chengyugushiitaliano



sabato 14 giugno 2025

拳意合一 Quán Yì Hé Yī - Il pugno e l'intenzione devono essere una cosa sola

拳意合一
quán yì hé yī
Il pugno e l'intenzione devono essere una cosa sola



Tanto tempo fa, un ragazzino di nome Mingming cominciò ad allenarsi nelle arti marziali. All’inizio, i suoi pugni erano scoordinati, deboli e imprecisi. 

Il suo saggio maestro gli disse: "Le arti marziali non sono solo colpire con le mani, ma sentire con il cuore. Il movimento del pugno e l’intenzione della mente devono diventare una cosa sola! Immagina il tuo pugno come una freccia che vola dritta al bersaglio: solo così avrà vera forza!"

Mingming prese a cuore quelle parole. Si esercitò con grande concentrazione, a volte persino chiudendo gli occhi per percepire ogni pugno. Pian piano, i suoi movimenti divennero più fluidi, potenti e precisi.

Un giorno, il maestro lo osservò e sorridendo disse: "Mingming, hai raggiunto l’unione tra pugno e intento! Ora corpo e mente sono una cosa sola." Da quel momento, Mingming migliorò rapidamente, perché cuore e corpo agivano all’unisono.

Troverete il testo originale in cinese di questa storia scritto da Ruiwen infondo all'articolo.

拳意合一 può essere un vero e proprio stile di vita?

Carissimi lettori,

la storia di oggi, scritta dalla nostra Ruiwen, racconta in modo perfetto il significato profondo dell’espressione 拳意合一 (Quán Yì Hé Yī) — unione di mente e pugno.

In queste parole è racchiuso uno dei principi filosofici fondamentali delle arti marziali: intenzione e azione devono diventare una cosa sola, se si vuole raggiungere una vera efficacia.

Questo concetto è presente anche nel celebre libro del grande maestro di arti marziali che tutti conoscete: Bruce Lee. Nel suo "Il Tao del Jeet Kune Do", scrive:

"Quando colpisci, non sei 'tu' a colpire. È il nulla che colpisce attraverso di te. [...] Il pugno non è lanciato da ‘te’, ma dall’intenzione che lo guida. Quando pensiero e movimento sono uno, il pugno cessa di essere un’azione — diventa una manifestazione."

Ma il pugno è solo un’azione, come tante altre nella vita, perché allora non applicare questo principio anche alla vita di ogni giorno — nel lavoro, nelle relazioni, nella routine quotidiana?

Ricercare il senso e l’intenzione, dare direzione e cercare una motivazione a ciò che facciamo, mettere cuore e mente in ogni gesto potrebbe portarci due grandi benefici:

1) ottenere risultati migliori in ogni ambito: nel lavoro, in famiglia, nelle piccole cose quotidiane;

2) riconoscere tutte quelle azioni che compiamo in modo meccanico e che ci consumano senza restituirci nulla — azioni ormai prive di significato, che forse è tempo di lasciare andare.

Spero che questo breve racconto, insieme a questa riflessione, vi abbia ispirato e aiutato a mettere meglio a fuoco i vostri obiettivi.

Testo originale della storia di Ruiwen in cinese: 拳意合一 (Quán Yì Hé Yī) - 拳头和心意合在一起!


解释: 想象一下你的小拳头和你的小脑袋瓜完全配合,像一个超级棒的团队!“拳意合一”就是说你的拳头动作和你的心里想的完全融合在一起。虽然这不是一个很古老的成语,但在中国武术里它非常非常重要!它告诉我们,当你练习武术的时候,不光要让你的动作做对,更要用心去感受。只有当你的拳头和你的心意完美地融合在一起,你的动作才能又有力又准确!

出处: 这是现代武术里的一个重要概念。它强调“心随拳动”,意思是你的身体动作和你的心里想法要协调一致,达到动作和想法的完美结合。

明明的故事:
很久很久以前,有个叫明明的小男孩,他刚开始学武术的时候,拳头总是乱挥,一点力气也没有,也打不准。他那善良的师父告诉他:“练武术不只是用手去打,更要用心去感受。你要让拳头的动作和心里的想法融合成一体。想象你的拳头就像一支箭一样,直直地射向目标,这样你的拳头才会有真正的力量!”
明明把师父的话牢牢记在心里。他开始非常认真地练习,有时候甚至会闭上眼睛,去真正地感受每一次出拳。他专注于心里想让拳头怎么动,慢慢地,他的动作变得越来越流畅,越来越有力,也越来越准确了。
有一天,师父看着明明练习,脸上露出了笑容。师父说:“明明,你已经达到了拳意合一的境界了!你的身体和你的心意真正地融为一体了。” 从那天起,明明的武术进步神速,因为他的心和身体总是完美地配合着。

sabato 31 maggio 2025

端午节 Duānwǔ jié - Festa delle Barche Drago

端午节
Duānwǔ jié
Festa delle Barche Drago

端午节 Duānwǔ jié Festa delle Barche Drago


La Festa delle Barche Drago è una tradizionale festa cinese che si celebra il 5° giorno del 5° mese del calendario lunare. Si mangiano zongzi (involtini di riso glutinoso) e si gareggia con le barche drago per commemorare una figura storica straordinaria: 屈原 Qūyuán.

Qu Yuan era un grande poeta dell'antico Stato di Chu. Era saggio, retto e amava profondamente la sua patria. Tuttavia, alcuni cortigiani invidiosi sparsero false voci, facendo sì che il re perdesse fiducia in lui.

Sebbene esiliato, Qu Yuan non smise mai di preoccuparsi per la sua terra. Quando lo Stato di Chu fu infine conquistato dai nemici, lui, sopraffatto dal dolore, si annegò nel fiume 汨罗 Mìluó come ultimo atto di devozione.

Per proteggere il suo corpo, i villici accorsero al fiume, lanciando riso avvolto in foglie di bambù e remando freneticamente sulle barche per cercarlo. Oggi questi particolari involtini di riso sono chiamati 粽子 zòngzǐ e sono la pietanza tipica di questa festa. 

La Festa delle Barche Drago onora il sacrificio di questo importantissimo poeta.

In questo breve articolo, di cui troverete in basso il testo originale in cinese, Ruiwen ha raccolto alcuni chengyu legati a questa splendida festa. Al lei il mio più sincero ringraziamento per la collaborazione e un carissimo augurio per una Festa delle Barche Drago piena di pace e tanta salute 端午安康! 


🌟 忠心耿耿, zhōng xīn gěng gěng

✅ Significato: fedele e devoto, lealtà incrollabile; devozione assoluta.

📜 Origine: Libro degli Han Posteriori《后汉书》: "Fedele e devoto, senza mai cambiare idea."

Qu Yuan era un funzionario brillante e talentuoso dello Stato di Chu. Nonostante le calunnie e l'esilio, rifiutò di servire altri regni. Visse invece in campagna, scrivendo poesie e rimpiangendo la sua patria—la sua lealtà non vacillò mai.

Proprio come quando restiamo fedeli a chi amiamo, qualunque cosa accada—questo è essere "fedeli e devoti".


🌟 舍生取义, shě shēng qǔ yì

✅ Significato: Rinunciare alla vita per un ideale nobile o per la giustizia. Sacrificare la Vita per la Giustizia.

📜 Origine: Giardino delle Storie《说苑》: "Una persona nobile agisce con rettitudine, evita l'avidità, affronta le avversità e sacrifica la vita per i principi."

Vedendo la sua patria in rovina, Qu Yuan supplicò invano il re. Nella disperazione, indossò vesti solenni e si annegò nel fiume, scegliendo la morte piuttosto che il disonore. Il suo gesto significava: "Vale la pena morire per la mia patria."

Anche se non dobbiamo tuffarci nei fiumi, difendere chi subisce ingiustizie—come proteggere i più deboli—è anch'esso un modo per "agire con rettitudine".


🌟 龙舟竞渡, lóng zhōu jìng dù

✅ Significato: La tradizionale e vivace gara di barche della festa. Gara delle Barche Drago.

📜 Origine: Registri delle Feste Stagionali di Jing-Chu《荆楚岁时记》: "In questo giorno, si gareggia con le barche, chiamate ‘gare delle barche drago’."

Dopo la morte di Qu Yuan, i villici remarono freneticamente, suonando tamburi e spargendo riso per distrarre i pesci dal suo corpo. Col tempo, questo si trasformò nelle gare delle barche drago, organizzate ogni anno in sua memoria e per invocare prosperità.

Il momento clou della festa è la folla che tifa lungo le rive mentre le barche colorate—simili a draghi scattanti—solcano l'acqua, portando con sé auguri di felicità e pace!


Termini chiave:

Zongzi (粽子): Involtini di riso glutinoso a forma piramidale, avvolti in foglie di bambù.

Fiume Miluo (汨罗江): Il fiume dove Qu Yuan si annegò (nell'odierna provincia di Hunan).

Barca Drago (龙舟): Lunghe barche ornate con teste e code di drago, spinte da squadre di rematori.


🐉 端午节

端午节是中国的传统节日,每年农历五月初五。我们会吃粽子、赛龙舟,是为了纪念一位非常了不起的人——屈原。

屈原是古代楚国的一位大诗人。他聪明又正直,很爱自己的国家。可是,有些坏人嫉妒他,说坏话让国王不信任他。屈原被赶走了,但他还是天天想着国家。后来,楚国被敌人打败,屈原非常悲伤,就跳进了汨罗江,用自己的方式表达对祖国的爱。这时候岸上的人们为了保护他,纷纷把米包成粽子扔进河里,还划龙舟找他。端午节就是为了纪念他。

🌟 成语一:忠心耿耿(zhōng xīn gěng gěng)

✅ 解释:形容非常忠诚,一点都不改变。

📜 出处:南朝·范晔《后汉书》:“忠心耿耿,事无异辞。”

从前,有个聪明又有才华的人叫屈原。他是楚国的大官,每天想着怎么让国家更强大、人民更幸福。

后来坏人说他坏话,国王不再相信他,把他赶出了京城。可是,屈原并没有离开国家去别的地方当大官,而是住在乡下,一边写诗,一边想着国家的前途。他的心始终没有改变——这就叫“忠心耿耿”。

就像我们喜欢一个人,就一直对他好,不管遇到什么事,都不改变。


🌟 成语二:舍生取义(shě shēng qǔ yì)

✅ 解释:放弃生命也要坚持正义和理想。

📜 出处:汉·刘向《说苑·复恩》:“君子之于义也,见利而不为,见难而不避,舍生而取义也。”

屈原看到国家越来越糟,百姓很苦,他很痛心。他天天写诗、写信劝国王,可是国王始终不听。最后楚国被敌人打败了,屈原觉得自己没有办法再帮助国家,心里特别悲伤。

他来到江边,穿上整整齐齐的衣服,跳进了汨罗江。他用自己的生命来告诉大家:国家最重要,我愿意为它牺牲自己。这就是“舍生取义”。

我们虽然不会跳江,但当看到别人受欺负时,勇敢站出来说“不对”,也是一种“取义”哦!


🌟 成语三:龙舟竞渡(lóng zhōu jìng dù)

✅ 解释:在河里比赛划龙舟,是端午节最热闹的活动。

📜 出处:南朝·梁·宗懔《荆楚岁时记》:“是日竞渡,俗谓之龙舟竞渡。”

屈原跳进江里后,百姓们非常着急。他们划着船,一边敲锣打鼓,一边在江中找他。他们还把米饭包起来扔进水里,希望鱼不要吃屈原的身体。

后来,每年到了这一天,人们都会举行龙舟比赛,一边纪念屈原,一边祈福平安。这就叫“龙舟竞渡”。

端午节最热闹的时候就是人们围在河边,听着整齐划一的吆喝鼓声,观看龙舟比赛!龙舟像一条条飞快的龙在水上游动,传达着人们最美好的祝愿!

domenica 25 maggio 2025

春风得意 chūn fēng dé yì - Esultare nel vento di primavera

 春风得意
chūn fēng dé yì
Esultare nel vento di primavera

春风得意 chūn fēng dé yì Esultare nel vento di primavera


Chang’an, anno 796.

Il sole è alto, l’aria sa di fiori di pesco, fuori le voci di bambini che giocano e di mercanti che attirano i passanti. 

Sono seduto nella mia misera stanza, i fogli sparsi sulla scrivania, le dita macchiate e i capelli ormai argentati che mi accarezzano le spalle. 

Le mie emozioni sono un lago d'inchiostro in cui le parole prendono forma, a volte in lunghi poemi che si perdono nella profondità della mia essenza. Oggi il mio lago è agitato, su di esso mille emozioni appaiono e subitanee scompaiono, come in una lotta disperata per mantenersi in superficie.

Cerco di placarle, poi un suono mi desta come un sasso gettato nell'acqua. Bussano alla porta:

"Meng Jiao, il decreto imperiale è arrivato!"

Il mio cuore cessa di battere. Vent'anni. Vent'anni di umiliazioni, di pasti saltati, di sguardi compassionevoli. Vent'anni a guardare ragazzi di vent'anni superare gli esami che io fallivo ancora e ancora.

Il sigillo reale si rompe sotto le mie dita tremanti. Il rotolo di seta scivola tra le mie mani.

E lì trovo scritto il mio nome.

Non piango. Non urlo. Rido, un riso strozzato, liberatorio. 

Esco di casa, affitto il primo cavallo che trovo: un ronzino malconcio e parto al galoppo.

Il vento di primavera mi investe, fresco, vivo, come non l'ho mai sentito prima. 

I miei vestiti logri sbattono come vessilli di guerra, i miei capelli d'argento danzano selvaggi.

Le persone per strada mi guardano stupite: 

"Chi è quel vecchio pazzo che cavalca come un ragazzo?"

Io sorrido: oggi, per la prima volta faccio parte anch'io di questo mondo, Chang’an è la mia città. Ponti, case, palazzi, viali alberati, li guardo come se fosse la prima volta… Tutto si è tinto di nuovi colori.

Ma non basta. Spingo il cavallo oltre le mura cittadine, verso i campi dove i ciliegi selvatici hanno appena schiuso i loro fiori. Una pioggia di petali rosa mi accoglie, intrecciandosi ai miei capelli argentei. Il passato è polvere che si disperde dietro di me.

Ho cavalcato per molto tempo, il mio cavallo è stanco.

Mi fermo accanto ad un grande ciliegio, il sole sta tramontando. Sento i versi affiorare, naturali come il respiro:


《登科后》dēng kē hòu
Dopo aver superato gli esami imperiali

昔日龌龊不足夸,
xī rì wò chuò bù zú kuā
Un tempo vivevo nello squallore, nulla di cui vantarsi,

今朝放荡思无涯。
jīn zhāo fàng dàng sī wú yá
oggi mi abbandono a pensieri senza confini.

春风得意马蹄疾,
chūn fēng dé yì mǎ tí jí
Esulto nel vento di primavera, rapido cavalco il mio destriero,

一日看尽长安花。
yī rì kàn jìn cháng ān huā
in un solo giorno, ammiro fino ad esaurire tutti i fiori di Chang’an.


孟郊 Mèng jiāo
Emarginato da tutti, ma sempre fedele al suo cuore

Carissimi amici, 

oggi vorrei raccontarvi la vita dell’autore di questa straordinaria poesia.

Un uomo che conobbe sulla propria pelle la povertà, l’emarginazione e il dolore di molte tragedie personali.

Che lottò a lungo per il proprio destino e per dare voce al proprio cuore, senza mai vedere riconosciuto, in vita, il suo talento.

E che, alla fine, anche se il riconoscimento giunse solo dopo la sua morte, fu celebrato come uno dei più grandi poeti della dinastia Tang.

Meng Jiao nacque nel 751, in un angolo remoto dell’impero, là dove le montagne del Zhejiang si tuffano nel mare. Suo padre, un modesto funzionario, gli insegnò a impugnare il pennello prima ancora che ad allacciarsi i sandali, ma non rimase per molto tempo assieme a lui. Rimasto orfano, povero, con una madre da accudire, il giovane Meng Jiao conobbe presto l’asprezza della vita.

Passò gli anni migliori della sua giovinezza a lottare contro la miseria. Mentre i figli delle grandi famiglie di Chang'an studiavano i classici su tavoli di lacca, lui scriveva su fogli strappati, al lume di una candela che spesso non poteva permettersi. 

Gli esami imperiali? Per vent'anni consecutivi si presentò, e per vent'anni consecutivi tornò a casa con un fallimento. Senza soldi per libri rari o maestri influenti, restò sempre emarginato da quella società di cui avrebbe voluto essere parte.

Ma non fu solo la povertà a sbarrargli la strada. gli esami imperiali premiavano chi sapeva ripetere i classici, ma la sua mente non era fatta per i cliché, aveva bisogno di esprimere il suo cuore, non recitare i versi di altri.

弃置复弃置,
qì zhì fù qì zhì
Scartato e ancora scartato, 

情如刀剑伤。
qíng rú dāo jiàn shāng
questo dolore è una lama che trafigge. 

Scriveva nel suo celebre《落第》"Fallire l'esame".

Nel 796, quando ormai i suoi capelli si stavano ingrigendo, accadde l'impossibile. Superò l'esame. Quell'uomo magro, dall'aspetto trasandato, che i giovani candidati snobbavano come un fallito, aveva finalmente il suo nome inciso sulle liste imperiali. Scrisse allora il suo poema più celebre, quello che avrebbe donato al cinese il chengyu 春风得意 (chūn fēng dé yì, esultare nel vento di primavera) oggi utilizzato per descrivere un momento di trionfo, felicità sfrenata e successo, spesso raggiunto dopo molte difficoltà.

Purtroppo la felicità durò poco. Il sistema burocratico della dinastia Tang non aveva pietà per gli spiriti liberi come il suo e la sua poesia cruda e introspettiva era lontana dall'eleganza di corte. Pertanto, anche a causa della sua età avanzata, venne assegnato a un incarico minore e presto si ritrovò di nuovo emarginato.

La tragedia bussò ancora alla sua porta: perse tre figli in pochi anni. Cadde in depressione e le sue poesie divennero ancora più crude, più disperate. Scrisse versi che sembravano graffi sulla carta, come in "Qiuhuai" (Ricordi d'autunno), dove ogni carattere è impregnato di un dolore che ancora oggi, dopo dodici secoli, ci trafigge il cuore.

Negli ultimi anni, malato e solo, si ritirò nelle montagne del suo Zhejiang natale. Continuò a scrivere fino all'ultimo respiro, versi che nessuno voleva pubblicare, poesie che sarebbero state riscoperte solo secoli dopo la sua morte. Morì nel 814, dimenticato da quasi tutti.

Ma la storia gli avrebbe reso giustizia. Oggi Meng Jiao è considerato uno dei poeti più originali della dinastia Tang, il precursore di uno stile crudo e personale che avrebbe influenzato generazioni di letterati. La sua vita ci insegna che a volte è proprio chi lotta contro il destino, chi cade e si rialza infinite volte, a lasciare l'impronta più profonda.

E quel giorno di primavera del 796, quando galoppò per Chang'an col cuore in fiamme, ci ha regalato non solo un chengyu, ma un'istantanea eterna del trionfo dell'umano spirito: 春风得意 chūn fēng dé yì, esultare nel vento di primavera.

sabato 17 maggio 2025

不思量,自难忘 bù sīliang, zì nánwàng - Cerco di non pensarti ma non posso dimenticarti

不思量,自难忘 bù sīliang, zì nánwàng Cerco di non pensare, ma è impossibile dimenticare

不思量,自难忘 bù sīliang, zì nánwàng - Cerco di non pensarti ma non posso dimenticarti


Sogno di una notte d’inverno

Un sogno. Era solo un sogno, eppure sembrava più vero della veglia.

Ti ho visto davanti allo specchio di quella che fu la nostra camera, intenta a pettinare i tuoi capelli come facevi ogni sera. Ho cercato di gridare il tuo nome 王弗 Wáng Fǔ, ma dalla mia bocca non usciva alcun suono. Le mie braccia erano pietra, la mia voce svanita nell'aria.

Quando ti sei voltata, i nostri sguardi si sono incrociati. Forse non hai riconosciuto il fantasma che sono diventato. Ho smesso di lottare contro il silenzio, ho solo lasciato che le lacrime solcassero il mio viso.

Dieci anni da quando quel pettine è rimasto immobile. Dieci anni in cui vita e morte sono diventate due deserti identici, due vuoti che si confondono all'orizzonte. Un'antitesi solo apparente.

Ho fallito come marito confuciano, e persino il Buddha mi nega la pace. Per quanto la mia mente cerchi di non pensarti, il mio cuore rifiuta l'oblio.

Mille miglia mi separano dalla tua tomba. Mille miglia di gelido silenzio. 

Non posso portarti offerte, non posso inginocchiarmi sulla pietra levigata dalla pioggia. 

La tua tomba solitaria giace sotto la luna, tra pini cresciuti storti e rachitici, che nessuno cura più. 

I riti che dovrei compiere restano preghiere mute, come questa poesia che non ascolterai mai.


《江城子·乙卯正月二十日夜记梦》
Jiāng Chéng Zǐ · Yǐ Mǎo Zhēng Yuè Èr Shí Rì Yè Jì Mèng
Melodia della Città sul Fiume: Registro un sogno nella notte del 20° giorno del 1° mese lunare dell’anno Yǐ Mǎo

十年生死两茫茫,
shí nián shēngsǐ liǎng mángmáng,
Dieci anni tra vita e morte, due mondi oscuri,

不思量,自难忘。
bù sīliang, zì nánwàng.
cerco di non pensarti, ma non posso dimenticarti.

千里孤坟,无处话凄凉。
qiān lǐ gū fén, wú chù huà qīliáng.
La tua tomba solitaria è a mille miglia, nessun luogo per condividere questo gelo.

纵使相逢应不识,
zòngshǐ xiāngféng yīng bù shí,
Anche se ci incontrassimo, non mi riconosceresti:

尘满面,鬓如霜。
chén mǎn miàn, bìn rú shuāng.
la polvere copre il mio volto, le mie tempie sono brina.

夜来幽梦忽还乡,
yè lái yōu mèng hū huán xiāng,
La scorsa notte, in un sogno improvviso, tornai a casa.

小轩窗,正梳妆。
xiǎo xuān chuāng, zhèng shūzhuāng.
Ti vedevo alla finestra, intenta a pettinarti.

相顾无言,惟有泪千行。
xiānggù wú yán, wéi yǒu lèi qiān háng.
Ci guardammo senza parole, solo fiumi di lacrime.

料得年年肠断处,
liào dé nián nián cháng duàn chù,

So che ogni anno, nel luogo dove il cuore si spezza,

明月夜,短松冈。
míngyuè yè, duǎn sōng gāng.
sarà una notte di luna piena, sulla collina dei pini corti.


Spiegazione Storica e Filosofica

Sū Shì scrisse questa poesia nel 1075, dieci anni dopo la morte prematura della moglie Wáng Fǔ, scomparsa a soli 27 anni. In esilio a Miánzhōu (Sichuan) per ragioni politiche, il poeta si trovava impossibilitato a visitare la sua tomba e questo, oltre ad appesantire il dolore della perdita, era per l’epoca una grave violazione dei doveri confuciani che prescrivevano visite rituali e offerte ai defunti.

Se pertanto da un lato sentiva di aver fallito come marito devoto confuciano, dall’altro l’attaccamento che ancora sentiva per la moglie lo faceva sentire un fallimento anche come buddista.

La poesia diventa così l’unico rituale possibile, dove il sogno, unico spazio d'incontro quasi virtuale, amplifica anziché lenire il suo dolore. Un luogo dove l’amore umano resiste alle filosofie, alla logica e alle regole sociali. 不思量,自难忘 (bù sīliang, zì nánwàng, cerco di non pensarti, ma non posso dimenticarti), un luogo dove nonostante ogni possibile sforzo per dimenticare, la memoria resta indelebile. 

Da allora questa celebre frase 不思量,自难忘 è entrata nel linguaggio comune ad indicare un ricordo involontario e doloroso, spesso abbreviata con 自难忘 sui social media.

Se siete interessati ad approfondire la vita e le opere di questo poeta, ecco un libro che potrebbe essere di vostro interesse.

Ci Poetry of Su Dongpo: Su Shi's Classics