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无用之用 wúyòng zhī yòng L’essere inutile è la sua più grande utilità

无用之用
wúyòng zhī yòng
L’essere inutile è la sua più grande utilità

无用之用 wúyòng zhī yòng L’essere inutile è la sua più grande utilità


Carissimi lettori,

la frase di oggi proviene da un antico racconto dello Zhuangzi, un testo ricco di saggezza che molti di voi, specialmente chi ci segue, conoscono bene.

Questo racconto si addentra nel concetto di utilità, un’utilità sia per le cose del mondo che per gli esseri che lo abitano e sfida la comune idea che siano utili solo le cose che hanno un fine.

Lo Zhuangzi, invece, ci invita ad ampliare lo sguardo, suggerendo che talvolta anche ciò che appare inutile può rivelarsi molto utile. 

Con la sua ironia e profondità, Zhuangzi ci mostra uno spiraglio alternativo in un mondo dove competitività, produttività ed efficienza sembrano obblighi ormai irrinunciabili.

La frase 无用之用 (wúyòng zhī yòng – “l’inutile è utile”) è spesso usata per descrivere attività, condizioni o aspetti della vita che, pur sembrando privi di scopo, possono in realtà rivelarsi di grande valore.

Per chi fosse interessato ad acquistare una copia dello Zhuangzi, ecco il link dove trovarlo: Clicca qui


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Il maestro Shi e l'arte dell'inutile (tratto e tradotto da Zhuangzi)

"Il maestro carpentiere Shi si recò nello stato di Qi. Giunto a Quyuan, vide l'albero sacro di Li.

Era così grande da poter ombreggiare migliaia di buoi. Aveva una circonferenza di cento braccia e il solo tronco un'altezza di dieci ren. Aveva rami così massicci che ognuno avrebbe potuto essere scavato per farne una barca.

La folla lo ammirava come fosse in un mercato, ma il carpentiere non gli diede neppure un'occhiata e proseguì senza fermarsi.

Il suo apprendista, dopo averlo osservato a lungo, raggiunse il maestro e disse: "Da quando brandisco l'ascia al vostro seguito, non ho mai visto un albero così magnifico. Perché rifiutate persino di guardarlo e continuate a camminare?"

Il maestro rispose: "Non parliamone! È legno marcio. Se ne facessi una barca, affonderebbe; se una bara, marcirebbe presto; se utensili, si spezzerebbero; se porte, colerebbero resina; se colonne, verrebbero tarlate. È un albero inutile, privo di qualsiasi utilità. Proprio per questo è così vecchio."

Quando il maestro carpentiere Shi tornò a casa l'albero sacro di Li gli apparve in sogno, dicendo: "A cosa mai mi stai paragonando? Forse mi confronti con gli alberi ornamentali? Guarda i meli cotogni, i peri, gli aranci, i pompelmi e gli altri alberi da frutto: quando i loro frutti maturano, vengono spogliati, umiliati, con i rami grandi spezzati e quelli piccoli strappati.

È proprio la loro abilità nel produrre quei frutti a rendere tanto amara la loro esistenza.

Così non completano il loro naturale termine di esistenza, ma giungono a una fine prematura a metà del loro tempo, attirandosi addosso la distruzione. Così come è per tutte le cose una volta utilizzate. Tutte le cose seguono questa logica.

A lungo ho cercato di capire come mai fossi così inutile, e più volte sono quasi morto per lo sforzo di questa ricerca. Perché questi rami curvi e ricurvi, inutili per un qualsiasi attrezzo? Perché non do alcun frutto da poter mangiare? Perché il mio legno è così poco resistente, inutilizzabile per una qualsiasi costruzione?

Ma ora ho imparato, ho imparato che è l’inutilità la mia più grande utilità.

Se fossi stato utile, avrei mai potuto crescere così maestoso?

Inoltre, tu ed io siamo entrambi cose della natura: con quali diritto una cosa della natura dovrebbe giudicarne un’altra?

Come puoi tu, uomo inutile, comprendere me, un albero inutile?"

Il carpentiere si svegliò e ripensò a quel sogno, e quando l'apprendista chiese al maestro:

"Se questo albero cerca così ostinatamente l'inutilità, perché allora serve come albero sacro?"

"Stai zitto", fu la risposta del maestro, "e non dire una parola. È semplicemente cresciuto qui; e quindi chi non lo conosce non ne parla male come di una cosa malvagia. Se non fosse usato come albero sacro, correrebbe il rischio di essere abbattuto? Inoltre, la logica con cui viene conservato è diversa da quella con cui vengono conservate le cose in generale; non è forse fuori luogo spiegarlo con il sentimento che hai espresso?"

牛郎织女 niúlángzhīnǚ - Il bovaro, la tessitrice e la loro struggente storia d'amore.

牛郎织女
Il bovaro, la tessitrice
e la loro struggente storia d'amore.

鹊桥相会 quèqiáo Xiānghuì - Incontrarsi sul ponte di gazze

Carissimi lettori di chengyugushiitaliano,

il racconto di oggi trae ispirazione dalla celebre e antica leggenda di 牛郎 (niúláng) e 织女 (zhīnǚ): una struggente storia d’amore tra un povero bovaro e una tessitrice celeste, separati dal destino e dalle leggi del cielo. 

È proprio da questa leggenda che nasce la festa del 七夕 (qīxì), il festival cinese degli innamorati, conosciuto anche come "festa del doppio sette", celebrato il settimo giorno del settimo mese del calendario lunare – che quest’anno cadrà il 22 agosto 2025.

Spero che questo nuovo racconto vi emozioni e vi invito a seguire chengyugushiitaliano su Facebook per non perdervi le prossime Storie Chengyu.

金狄
Federico Zinelli
Autore e curatore


Libreria di chengyugushi italiano

牛郎织女 niúláng zhīnǚ - Il bovaro, la tessitrice e la loro struggente storia d'amore.

Un vecchio artista di strada a Chang’an

Il sole, un disco di rame incandescente, fa capolino dietro la nera silhouette delle mura di Chang’an, tingendo le nuvole di porpora e zafferano.

Le ombre si allungano come dita affusolate, mentre il velo ambrato del tramonto si posa pigro su ogni cosa, stemperando ogni colore. 

Le prime stelle compaiono timidamente, una dopo l’altra, in un cielo che, attimo dopo attimo, si fa sempre più profondo.

Entro in città e la vita frenetica per le strade mi risveglia da quell’incanto. 

Qua e là si accendono le lanterne; i bambini giocano sotto lo sguardo attento dei genitori affacciati ai portici delle locande. Nell’aria si diffondono i profumi delle focacce e della carne alla griglia.

Dispongo le mie maschere a terra e accendo le lampade a olio attorno a me. Il palcoscenico è pronto: 

«Venite, gente di Chang’an! Oggi è il settimo giorno del settimo mese.
Venite ad ascoltare la storia di 织女 (Zhīnǚ) e 牛郎 (Niúláng)!»

I bambini accorrono eccitati. Come ogni anno, una piccola folla si raccoglie intorno a me: visi curiosi, genitori sorridenti, anziani che conoscono ogni parola, ma attendono, come sempre, la magia del racconto.

Lascio che cali il silenzio. Poi indosso la prima delle mie maschere...


La maschera del bue celeste

Cari bambini, mi avete riconosciuto?
Sono io, il Bue Celeste!

Lo so, un tempo ero un magnifico generale alla corte dell’Imperatore di Giada. Tutti mi rispettavano e ovunque andassi, mi accoglievano con onore.

Poi, un giorno, per una mia disattenzione, feci cadere una preziosa giara contenente la rugiada dell’immortalità… e per questo venni esiliato sulla Terra, condannato a vivere nelle sembianze di questo animale.

Ma non voglio annoiarvi con le mie sventure. No, no! Oggi sono qui per raccontarvi una splendida storia d’amore: quella di Niulang, il giovane bovaro che si è preso cura di me per tanti anni, e di Zhinü, la tessitrice del firmamento, figlia dell'Imperatore di Giada.

Niulang era davvero un bravo ragazzo, e anche un mio caro amico, sapete?

Avrei tanto desiderato per lui una vita felice, con una buona moglie e dei figli. Ma era solo, povero, e nessuna ragazza voleva sposarlo.

Sembrava che tutto sarebbe rimasto così per sempre… Finché un giorno, io non scoprì, per puro caso, che le sette fate celesti, scendevano ogni notte sulla Terra per bagnarsi nello Stagno di Giada (瑶池 Yáochí).

Così, una notte, apparvi in sogno al mio giovane amico e gli dissi: “Domani all’alba vai al lago e prendi gli abiti di una fata. Non voltarti mai indietro… e avrai una sposa divina!”

Mi volto e con un gesto rapidissimo, scambio la maschera del Bue con quella di Niúláng.


瑶池 Yáochí - lo Stagno di Giada

Ho faticato non poco per raggiungere questo lago. Ma ciò che mi si è aperto davanti agli occhi è di una bellezza indescrivibile.

Sette fanciulle meravigliose, avvolte in leggere vesti di seta danzano nell’aria e librandosi leggere sopra l’acqua che risplende alla luce della luna. I loro lunghi capelli, i volti giovani e radiosi, la luce che le circonda... sono chiaramente creature di un altro mondo.

 

Ed ecco che ritorna la maschera del Bue Celeste:

“Prendi le vesti, non lasciarti distrarre da tanta bellezza!” 


Poi di nuovo la maschera di Niulang:

Mi dissi: “Presto… prima che tanta meraviglia dissolva ogni mia volontà!” 

Raccolsi le vesti che erano più vicine a me e corsi via fino alla mia capanna.

Lì, seduto, rimasi molto tempo rimproverandomi per quel che avevo fatto. Mi sentivo in colpa per aver rubato le vesti a simili straordinarie creature, ma, al tempo stesso ero anche colmo di gratitudine per tanta bellezza.

Quelle visioni mi stavano sopraffacendo… Ma svanirono all’istante quando sentii qualcuno bussare alla porta. 

Aprì con esitazione e davanti a me apparve una figura avvolta da un’aura di luce: una giovane fata, bellissima, tremante, quasi in lacrime. Era venuta a cercare la sua sopravveste.

Mi bastò uno sguardo per perdere il cuore. La sua luce si fece più tenue, il suo corpo prese la consistenza di questo mondo e in quell’istante, il tempo si fermò.

Nulla esisteva più: solo io e lei, persi l’uno negli occhi dell’altra.


La maschera del bovaro si allontana lentamente dalla luce e come per magia ritorna il bue celeste

Niulang e Zhinü si innamorarono al primo sguardo. 

Lei riconobbe subito il cuore puro e sincero del mio custode e lui le donò il proprio cuore, senza alcuna riserva.

Si sposarono, ebbero due figli e vissero felici sulla Terra per tre splendidi anni, amandosi perdutamente, profondamente e condividendo insieme le gioie e i dolori di questo mondo tanto splendido quanto, a volte, spietato.

Sarebbe bello poter dire che la storia finì qui…





L'ira dell'imperatore celeste

Tre anni sulla Terra non sono che pochi istanti nel mondo celeste. E quando l’Imperatore di Giada scoprì che sua figlia si era unita in matrimonio con un semplice bovaro, tradendo la sua volontà e infrangendo l’ordine cosmico stabilito, mandò i suoi generali per riportare Zhinü in cielo.

Fu proprio quel giorno che io, il Bue Celeste, giunsi alla fine del mio cammino terreno. Il mio destino era ormai compiuto: tornare a brillare nel firmamento, ma avevo in serbo un'ultima magia per i miei giovani amici.


Ed ecco che si palesa la maschera di Zhīnǚ. Un volto di porcellana sottile, plasmato con estrema delicatezza. Gli occhi e la bocca sono disegnati con fili d’argento: un viso bellissimo, fragile e colmo di malinconia.

I miei bambini piangevano e si aggrappavano disperatamente alla mia veste, mentre una pioggia di fulmini squarciava il tetto della nostra capanna.

Mio amato Niulang, non potesti fare nulla contro i dodici generali celesti in armatura di giada che mi portarono via da te.



Un rullo di tamburo richiama il rumore del tuono. La maschera di Zhinü svanisce nell’oscurità, lasciando spazio a quella di Niulang.

"Mio fedele bue... hanno portato via la nostra Zhinü. Se solo tu fossi ancora qui per aiutarmi."

In lacrime afferrai le corna del mio amico e, non so come, d’un tratto si trasformarono in due grandi ceste volanti, capaci di sollevarmi da terra e inseguire nel cielo il carro della mia amata. 

Non esitai un istante e saltai su di esse assieme ai nostri bambini, volando rapido verso il cielo d’occidente.

Purtroppo però, nemmeno quell'ultima magia poté nulla quando la Regina Madre estrasse la sua spilla d’oro e squarciò il velo del cielo. Da allora questo immenso fiume d’argento, 银河 (yínhé), la Via Lattea, ci separa.


La pietà del cielo

Lentamente torna la maschera del bue, per raccontare l'ultima parte di questa storia.


Non esiste legge del cielo senza pietà o compassione.

Venne infatti il giorno in cui le gazze, commosse dall’amore puro di Zhinü e Niulang, formarono un ponte con le loro ali per ricongiungerli. 

Era il settimo giorno del settimo mese lunare e da allora, ogni anno, proprio in quella data, questo miracolo si ripete. 

Per questo si dice che, nelle notti del Qixi, ascoltando sotto i tralci della vite, si possono udire i sussurri d’amore di Zhinü e Niulang; e che, dopo quella notte, le gazze perdono molte delle loro piume per la fatica del volo.


迢迢牵牛星
tiáotiáo qiān niú xīng
Una splendida poesia della dinastia Han.

迢迢牵牛星,皎皎河汉女。
tiáotiáo qiān niú xīng, jiǎojiǎo héhàn nǚ.
Remota e distante arde la stella del Bovaro,
pura e fredda brilla la fanciulla del Fiume Celeste.

纤纤擢素手,札札弄机杼。
xiānxiān zhuó sùshǒu, zhá zhá nòng jīzhù.
Sottili e affusolate si protendono le mani di giada,
sonoro e ininterrotto batte il telaio senza sosta.

终日不成章,泣涕零如雨。
zhōngrì bùchéng zhāng, qì tìlíng rú yǔ. 
Ma in tutto il giorno nulla viene tessuto,
solo lacrime che cadono come pioggia.

河汉清且浅,相去复几许?
héhàn qīng qiě qiǎn, xiāngqù fù jǐxǔ?
Limpido e poco profondo scorre il Fiume Celeste,
l’uno dall’altra ci separa una distanza indefinibile.

盈盈一水间,脉脉不得语。 
yíngyíng yī shuǐ jiān, mò mò bùdé yǔ.
Limpido e cristallino ci divide questo velo d’acqua,
amorevole ed eterno resta muto il nostro sguardo.

Riferimenti Astrologici nella Leggenda di Niúláng e Zhīnǚ

Altair
Il bovaro Niulang 牛郎 (niúláng) è associato alla stella Altair che in cinese si chiama 牵牛星 qiānniúxīng - mandriano o bovaro). Altair fa parte della costellazione dell’Aquila, questa stella ha due piccole stelle (β e γ Aquilae) che sono appunto i figli di Niulang e Zhinü.

Vega
La tessitrice Zhinü 织女 (zhīnǚ) è associata a Vega che in cinese si chiama appunto 织女星 zhīnǚxīng - tessitrice), Per noi occidentali Vega fa parte della Lira ma nell'astrologia cinese, assieme ad altre quattro stelle, forma la costellazione del grande telaio celeste.

Via Lattea
La via lattea ha il ruolo mitico di separare questi due amanti ed è chiamata in cinese 银河 (yínhé - fiume d'argento).

背水一战 bèi shuǐ yī zhà - Lottare con il fiume alle spalle

背水一战
bèi shuǐ yī zhà
Lottare con il fiume alle spalle



Capitolo 1: Lottare con il fiume alle spalle

"Quando le truppe Han assalirono il nostro campo, il cielo divenne rosso come il sangue. Io e i miei compagni, terrorizzati, fummo certi che si trattasse di un castigo divino. Il generale urlava che era solo un trucco di Han Xin, ma il nostro morale era ormai spezzato. Fu così che perdemmo la battaglia." (1)

Senza preavviso, una folata di vento irrompe dalla finestra, interrompendo il racconto del vecchio che siede di fronte a me.

Il turbine ha portato con sé granelli di sabbia dorata, che ora scintillano alla luce del fuoco come lucciole in una notte di primavera.

Il suo volto somiglia alla roccia dell’Ordos: arido, screpolato, segnato dal tempo.

La sua pelle racconta di inverni infiniti trascorsi a sfidare il gelo, e di estati implacabili sotto il sole rovente di una terra aspra, ostile, quasi desertica.

I suoi occhi, opachi come quarzo levigato, fissano ombre che solo lui riesce a vedere. Pare quasi che la steppa lo stia chiamando. La sua mano si alza nel vento, come a leggere nei granelli di sabbia i ricordi di un tempo lontano.

Un pazzo, un bugiardo, o forse un uomo davvero benedetto da una così lunga vita. 

Sono passati quasi novant’anni, eppure questo vecchio eremita afferma di essere stato presente quel giorno, quando l’esercito del generale 陈余 Chén Yú di Zhao (后找过 Hòu Zhǎoguò), con oltre duecentomila uomini, fu annientato da soli trentamila soldati.

“Il generale era così convinto della nostra superiorità numerica che disdegnò ogni consiglio di prudenza. Noi stessi eravamo tutti convinti di quella vittoria, tanto che quando 韩信 (Hánxìn) fece schierare i propri uomini con il fiume alle spalle, impossibilitati a qualsiasi ritirata, ridemmo della sua stoltezza.” (2)

“Ma quella che sembrava una mossa insensata si rivelò una trappola fatale per il nostro esercito.” Il vecchio si fermò un istante: forse il fiume dei ricordi era diventato troppo impetuoso. Poi riprese: “Impossibilitati a fuggire, gli uomini di Han Xin trovarono dentro di sé una furia disperata. Quella forza sovrumana che prende chi, sull’orlo della morte, lotta con tutto sé stesso per sopravvivere. E questo Han Xin lo sapeva.”

Una strategia disperata, spietata... o forse geniale?

Se in guerra tutto è concesso, un generale può davvero permettersi qualsiasi cosa?

Una cosa è certa: se Han Xin non avesse rischiato tanto, il suo esercito sarebbe stato annientato.

Lascio quella vecchia capanna, una sferzata di vento mi trova impreparato e la sabbia colpisce i miei occhi. 

Che tu sia davvero il vecchio soldato che dici di essere? 

Forse è davvero come diceva Sun Tzu: “Metti i tuoi soldati in una terra desolata e allora sopravviveranno; intrappolali in una terreno mortale e allora vivranno” (3)

Non una benedizione è di certo questo ambiente infido che ti ha tenuto in vita così a lungo.

Scritto da Federico Zinelli (金狄)


Capitolo 2: Riferimenti nel racconto

(1) Liberamente tratto dal commentario allo 史经 (Shǐ jīng “Memorie di uno storico” di 司马迁 sīmǎqiān) scritto da Sima Zhen (《史记索隐》shǐjì suǒ yǐn, VII sec. d.C.).【索隐】 赵老传云:汉兵袭赵壁时,天赤如血,赵卒大骇,以为神罚。陈馀叱曰:‘此不过韩信诈耳!’然军心已散。

"[Nota di Sima Zhen]: Il 'Racconto degli Anziani di Zhao' narra: 'Quando le truppe Han assalirono l'accampamento di Zhao, il cielo divenne rosso sangue. I soldati di Zhao, terrorizzati, lo interpretarono come un castigo divino. Chen Yu gridò: "Questo è solo un inganno di Han Xin!", ma il morale era già collassato.'"

(2) Liberamente tratto da 《史记·淮阴侯列传》 (Shiji, Biografia del Marchese di Huaiyin - Han Xin) è 司马迁 (Sima Qian), il grande storico della dinastia Han occidentale (西汉, 206 a.C. - 24 d.C.). 《史记·淮阴侯列传》「信乃使万人先行,出,背水陈。赵军望见而大笑。」Han Xin fece avanzare 10.000 uomini, schierandoli con le spalle al fiume. I soldati Zhao, vedendoli, scoppiarono a ridere.

(3) Liberamente tratto da 《孙子兵法》 (Sūnzǐ bīngfǎ, l'arte della guerra di Sun Tzu). 《孙子兵法·九地篇》「投之亡地然后存,陷之死地然后生。」"Metti i tuoi soldati in una terra desolata e allora sopravviveranno; intrappolali in una terreno mortale e allora vivranno."


Capitolo 3: Spiegazione del racconto

Carissimi lettori,

Questa breve suggestione trae origine da un importante evento storico: 井陉之战 (Jǐngxíng zhī zhàn, la Battaglia di Jingxing), in cui si scontrarono l’esercito Han, guidato da Han Xin, e le truppe di Zhao, comandate da Chen Yu.

La battaglia è passata alla storia grazie alla strategia messa in atto da Han Xin, da cui ha avuto origine il celebre chengyu 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn, “Combattere con le spalle al fiume”).

A raccontarci questo episodio è la nostra inseparabile collaboratrice Ruiwen.


Capitolo 4: Origine dell’idioma chengyu 背水一战 

Significato dell’idioma

L’espressione 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn) ha origine dalle Memorie Storiche – Biografia del Marchese di Huaiyin, scritte dallo storico Sima Qian durante la dinastia Han occidentale.

Racconta l’episodio in cui il leggendario generale Han Xin, con straordinario acume strategico, schierò volontariamente il suo esercito con le spalle a un fiume, impedendo qualsiasi possibilità di ritirata.

Quella scelta audace, all’apparenza suicida, spinse i soldati a combattere con un’energia disperata e indomabile, che li condusse alla sorprendente vittoria contro l’esercito di Zhao.

Significato letterale: Combattere con le spalle al fiume, senza via di fuga.

Significato figurato: Affrontare una situazione senza alternative, in cui l’unica possibilità è dare tutto sé stessi per vincere.

Oggi viene usato in ambito sportivo, lavorativo o in sfide personali, per descrivere momenti in cui si combatte con determinazione assoluta, senza possibilità di ritorno.

Scritto da Rui Wenzhu


Capitolo 5: La Storia del chengyu

Nella Cina di duemila anni fa, agli albori della dinastia Han, il generale Han Xin era considerato uno dei più brillanti strateghi al servizio dell’imperatore Liu Bang.

Mentre questi combatteva per il controllo dell’impero contro il suo rivale Xiang Yu, Han Xin ricevette l’ordine di muovere a nord e attaccare il Regno di Zhao.

Il generale Chen Yu, a capo di un esercito numeroso e motivato, marciò incontro a Han Xin, la cui forza era nettamente inferiore.

Ma invece di ritirarsi o cercare una posizione difensiva, Han Xin compì una mossa impensabile: schierò le sue truppe con le spalle a un fiume, tagliando ogni via di fuga.

I soldati, sconvolti, pensarono: "È un suicidio! Se perdiamo, non potremo nemmeno scappare!"

Eppure il piano era audace e calcolato:

Fingere disorganizzazione, per spingere i Zhao a sottovalutarli.

Infiltrare un commando segreto nell’accampamento nemico per sostituire le bandiere di Zhao con quelle degli Han.

Combattere con ferocia assoluta, perché non esisteva altra scelta se non la vittoria.

Quando i soldati di Zhao videro il loro accampamento in fiamme e le bandiere nemiche sventolare sopra di esso, il panico si diffuse tra le loro file.

La battaglia, che sembrava già decisa, si trasformò in una clamorosa vittoria per Han Xin.

Quell’episodio divenne leggenda — e con esso nacque il proverbio: 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn) – combattere con le spalle al fiume.


Capitolo 5: Testo in cinese di Rui Wenzhu

一、成语起源

“背水一战”这个成语出自《史记·淮阴侯列传》,作者是西汉著名史学家司马迁。这个成语讲的是汉朝著名将领韩信在战争中用兵如神,故意将军队布置在背后是河的地方,让士兵们没有退路,从而激发出他们的拼命精神,最终打败了强敌赵军。

背水一战 拼音:bèi shuǐ yī zhàn

字面意思是:背靠着水与敌人作战,表示没有退路,只能死战到底。

引申义:形容在没有退路的情况下下定决心,全力以赴地拼搏,孤注一掷地争取胜利。

二、成语故事

在两千多年前的汉朝初期,有一位非常有名的将军,名叫韩信。他不仅聪明,而且懂得用兵之道,是刘邦手下最厉害的将领之一。

当时,刘邦正在和项羽争夺天下。韩信奉命带兵去攻打北方的赵国。赵国的大将陈余听说韩信来了,也带领大军迎战。赵军兵多将广,士气高涨,而韩信的军队人数较少,看起来一点优势也没有。

聪明的韩信却并没有害怕。他反而做了一件非常奇怪的事:他把自己的军队布置在一条大河的旁边,背后就是水,等于是断了所有人的退路。很多士兵都很害怕,心想:“这样不是自投死路吗?万一打不过,连逃都没法逃了!”

但韩信心中自有妙计。他故意让敌人觉得自己的军队没有准备好、毫无章法,好让敌军轻敌。

接着,韩信又派出一支精锐部队偷偷绕到赵军的营地后方,趁赵军主力出战时悄悄袭营,把敌人的旗帜换成了汉军的。

与此同时,韩信带领主力大军正面与赵军交战。因为汉军无路可退,每一个士兵都拼尽全力。他们知道,如果输了,就会被敌人杀死,连逃跑的地方都没有。于是大家团结一心,勇猛无比。

赵军一看自己的营地起了大火,旗帜也换了,再看到汉军像不要命一样冲过来,立刻慌了神,很快就被打得大败。

这场看似不可能赢的仗,韩信却用“背水列阵”的方法大获全胜!从此,“背水一战”这个成语就流传下来。

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