农夫与蛇Nóngfū yǔ shéIl contadino ed il Serpente
Tanto tempo fa, un contadino dal cuore buono e gentile percorreva lentamente un sentiero tra i campi innevati. Il paesaggio era avvolto in un silenzio ovattato, interrotto solo dal fruscio dei suoi passi sulla neve fresca. A un tratto, il suo sguardo si posò su una figura scura, appena distinguibile sul candido manto. Era un serpente, irrigidito dal gelo, immobile e apparentemente privo di vita.
Il cuore del contadino si strinse: Povera creatura," pensò. "Non merita di morire così."
Senza esitare, si chinò, raccolse il serpente e lo avvolse tra le sue braccia, cercando di scaldarlo con il proprio corpo. "Ti porterò a casa," mormorò. "Lì starai al sicuro."
Mentre camminava, il tepore del suo petto iniziò a ravvivare il serpente. Lentamente, la creatura riacquistò le forze. Ma proprio quando sembrava che il peggio fosse passato, il serpente si rivoltò e, con un gesto fulmineo, morse il contadino al petto.
Un dolore lancinante fece vacillare l'uomo che cadde sulla neve, il morso bruciava come fuoco, mentre il veleno si diffondeva nel suo corpo. Guardò il serpente, incredulo, e con un filo di voce chiese: "Perché? Io ti ho salvato la vita!"
Il serpente lo fissò con occhi gelidi e sibilò: "Non dimenticare: sono un serpente. Questa è la mia natura."
Senza un’ombra di rimorso, la creatura strisciò via, lasciando il contadino morente sulla neve:
"Ho avuto pietà di chi non conosce gratitudine. È stata la mia ingenuità a condurmi a questa fine."
E così, abbandonato nel silenzio dei campi innevati, il contadino esalò il suo ultimo respiro.
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