sabato 26 luglio 2025

背水一战 bèi shuǐ yī zhà - Lottare con il fiume alle spalle

背水一战
bèi shuǐ yī zhà
Lottare con il fiume alle spalle



Capitolo 1: Lottare con il fiume alle spalle

"Quando le truppe Han assalirono il nostro campo, il cielo divenne rosso come il sangue. Io e i miei compagni, terrorizzati, fummo certi che si trattasse di un castigo divino. Il generale urlava che era solo un trucco di Han Xin, ma il nostro morale era ormai spezzato. Fu così che perdemmo la battaglia." (1)

Senza preavviso, una folata di vento irrompe dalla finestra, interrompendo il racconto del vecchio che siede di fronte a me.

Il turbine ha portato con sé granelli di sabbia dorata, che ora scintillano alla luce del fuoco come lucciole in una notte di primavera.

Il suo volto somiglia alla roccia dell’Ordos: arido, screpolato, segnato dal tempo.

La sua pelle racconta di inverni infiniti trascorsi a sfidare il gelo, e di estati implacabili sotto il sole rovente di una terra aspra, ostile, quasi desertica.

I suoi occhi, opachi come quarzo levigato, fissano ombre che solo lui riesce a vedere. Pare quasi che la steppa lo stia chiamando. La sua mano si alza nel vento, come a leggere nei granelli di sabbia i ricordi di un tempo lontano.

Un pazzo, un bugiardo, o forse un uomo davvero benedetto da una così lunga vita. 

Sono passati quasi novant’anni, eppure questo vecchio eremita afferma di essere stato presente quel giorno, quando l’esercito del generale 陈余 Chén Yú di Zhao (后找过 Hòu Zhǎoguò), con oltre duecentomila uomini, fu annientato da soli trentamila soldati.

“Il generale era così convinto della nostra superiorità numerica che disdegnò ogni consiglio di prudenza. Noi stessi eravamo tutti convinti di quella vittoria, tanto che quando 韩信 (Hánxìn) fece schierare i propri uomini con il fiume alle spalle, impossibilitati a qualsiasi ritirata, ridemmo della sua stoltezza.” (2)

“Ma quella che sembrava una mossa insensata si rivelò una trappola fatale per il nostro esercito.” Il vecchio si fermò un istante: forse il fiume dei ricordi era diventato troppo impetuoso. Poi riprese: “Impossibilitati a fuggire, gli uomini di Han Xin trovarono dentro di sé una furia disperata. Quella forza sovrumana che prende chi, sull’orlo della morte, lotta con tutto sé stesso per sopravvivere. E questo Han Xin lo sapeva.”

Una strategia disperata, spietata... o forse geniale?

Se in guerra tutto è concesso, un generale può davvero permettersi qualsiasi cosa?

Una cosa è certa: se Han Xin non avesse rischiato tanto, il suo esercito sarebbe stato annientato.

Lascio quella vecchia capanna, una sferzata di vento mi trova impreparato e la sabbia colpisce i miei occhi. 

Che tu sia davvero il vecchio soldato che dici di essere? 

Forse è davvero come diceva Sun Tzu: “Metti i tuoi soldati in una terra desolata e allora sopravviveranno; intrappolali in una terreno mortale e allora vivranno” (3)

Non una benedizione è di certo questo ambiente infido che ti ha tenuto in vita così a lungo.

Scritto da Federico Zinelli (金狄)


Capitolo 2: Riferimenti nel racconto

(1) Liberamente tratto dal commentario allo 史经 (Shǐ jīng “Memorie di uno storico” di 司马迁 sīmǎqiān) scritto da Sima Zhen (《史记索隐》shǐjì suǒ yǐn, VII sec. d.C.).【索隐】 赵老传云:汉兵袭赵壁时,天赤如血,赵卒大骇,以为神罚。陈馀叱曰:‘此不过韩信诈耳!’然军心已散。

"[Nota di Sima Zhen]: Il 'Racconto degli Anziani di Zhao' narra: 'Quando le truppe Han assalirono l'accampamento di Zhao, il cielo divenne rosso sangue. I soldati di Zhao, terrorizzati, lo interpretarono come un castigo divino. Chen Yu gridò: "Questo è solo un inganno di Han Xin!", ma il morale era già collassato.'"

(2) Liberamente tratto da 《史记·淮阴侯列传》 (Shiji, Biografia del Marchese di Huaiyin - Han Xin) è 司马迁 (Sima Qian), il grande storico della dinastia Han occidentale (西汉, 206 a.C. - 24 d.C.). 《史记·淮阴侯列传》「信乃使万人先行,出,背水陈。赵军望见而大笑。」Han Xin fece avanzare 10.000 uomini, schierandoli con le spalle al fiume. I soldati Zhao, vedendoli, scoppiarono a ridere.

(3) Liberamente tratto da 《孙子兵法》 (Sūnzǐ bīngfǎ, l'arte della guerra di Sun Tzu). 《孙子兵法·九地篇》「投之亡地然后存,陷之死地然后生。」"Metti i tuoi soldati in una terra desolata e allora sopravviveranno; intrappolali in una terreno mortale e allora vivranno."


Capitolo 3: Spiegazione del racconto

Carissimi lettori,

Questa breve suggestione trae origine da un importante evento storico: 井陉之战 (Jǐngxíng zhī zhàn, la Battaglia di Jingxing), in cui si scontrarono l’esercito Han, guidato da Han Xin, e le truppe di Zhao, comandate da Chen Yu.

La battaglia è passata alla storia grazie alla strategia messa in atto da Han Xin, da cui ha avuto origine il celebre chengyu 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn, “Combattere con le spalle al fiume”).

A raccontarci questo episodio è la nostra inseparabile collaboratrice Ruiwen.


Capitolo 4: Origine dell’idioma chengyu 背水一战 

Significato dell’idioma

L’espressione 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn) ha origine dalle Memorie Storiche – Biografia del Marchese di Huaiyin, scritte dallo storico Sima Qian durante la dinastia Han occidentale.

Racconta l’episodio in cui il leggendario generale Han Xin, con straordinario acume strategico, schierò volontariamente il suo esercito con le spalle a un fiume, impedendo qualsiasi possibilità di ritirata.

Quella scelta audace, all’apparenza suicida, spinse i soldati a combattere con un’energia disperata e indomabile, che li condusse alla sorprendente vittoria contro l’esercito di Zhao.

Significato letterale: Combattere con le spalle al fiume, senza via di fuga.

Significato figurato: Affrontare una situazione senza alternative, in cui l’unica possibilità è dare tutto sé stessi per vincere.

Oggi viene usato in ambito sportivo, lavorativo o in sfide personali, per descrivere momenti in cui si combatte con determinazione assoluta, senza possibilità di ritorno.

Scritto da Rui Wenzhu


Capitolo 5: La Storia del chengyu

Nella Cina di duemila anni fa, agli albori della dinastia Han, il generale Han Xin era considerato uno dei più brillanti strateghi al servizio dell’imperatore Liu Bang.

Mentre questi combatteva per il controllo dell’impero contro il suo rivale Xiang Yu, Han Xin ricevette l’ordine di muovere a nord e attaccare il Regno di Zhao.

Il generale Chen Yu, a capo di un esercito numeroso e motivato, marciò incontro a Han Xin, la cui forza era nettamente inferiore.

Ma invece di ritirarsi o cercare una posizione difensiva, Han Xin compì una mossa impensabile: schierò le sue truppe con le spalle a un fiume, tagliando ogni via di fuga.

I soldati, sconvolti, pensarono: "È un suicidio! Se perdiamo, non potremo nemmeno scappare!"

Eppure il piano era audace e calcolato:

Fingere disorganizzazione, per spingere i Zhao a sottovalutarli.

Infiltrare un commando segreto nell’accampamento nemico per sostituire le bandiere di Zhao con quelle degli Han.

Combattere con ferocia assoluta, perché non esisteva altra scelta se non la vittoria.

Quando i soldati di Zhao videro il loro accampamento in fiamme e le bandiere nemiche sventolare sopra di esso, il panico si diffuse tra le loro file.

La battaglia, che sembrava già decisa, si trasformò in una clamorosa vittoria per Han Xin.

Quell’episodio divenne leggenda — e con esso nacque il proverbio: 背水一战 (bèi shuǐ yī zhàn) – combattere con le spalle al fiume.


Capitolo 5: Testo in cinese di Rui Wenzhu

一、成语起源

“背水一战”这个成语出自《史记·淮阴侯列传》,作者是西汉著名史学家司马迁。这个成语讲的是汉朝著名将领韩信在战争中用兵如神,故意将军队布置在背后是河的地方,让士兵们没有退路,从而激发出他们的拼命精神,最终打败了强敌赵军。

背水一战 拼音:bèi shuǐ yī zhàn

字面意思是:背靠着水与敌人作战,表示没有退路,只能死战到底。

引申义:形容在没有退路的情况下下定决心,全力以赴地拼搏,孤注一掷地争取胜利。

二、成语故事

在两千多年前的汉朝初期,有一位非常有名的将军,名叫韩信。他不仅聪明,而且懂得用兵之道,是刘邦手下最厉害的将领之一。

当时,刘邦正在和项羽争夺天下。韩信奉命带兵去攻打北方的赵国。赵国的大将陈余听说韩信来了,也带领大军迎战。赵军兵多将广,士气高涨,而韩信的军队人数较少,看起来一点优势也没有。

聪明的韩信却并没有害怕。他反而做了一件非常奇怪的事:他把自己的军队布置在一条大河的旁边,背后就是水,等于是断了所有人的退路。很多士兵都很害怕,心想:“这样不是自投死路吗?万一打不过,连逃都没法逃了!”

但韩信心中自有妙计。他故意让敌人觉得自己的军队没有准备好、毫无章法,好让敌军轻敌。

接着,韩信又派出一支精锐部队偷偷绕到赵军的营地后方,趁赵军主力出战时悄悄袭营,把敌人的旗帜换成了汉军的。

与此同时,韩信带领主力大军正面与赵军交战。因为汉军无路可退,每一个士兵都拼尽全力。他们知道,如果输了,就会被敌人杀死,连逃跑的地方都没有。于是大家团结一心,勇猛无比。

赵军一看自己的营地起了大火,旗帜也换了,再看到汉军像不要命一样冲过来,立刻慌了神,很快就被打得大败。

这场看似不可能赢的仗,韩信却用“背水列阵”的方法大获全胜!从此,“背水一战”这个成语就流传下来。

三、互动-你有没有遇到过必须拼尽全力完成一件事的经历?请用中文写一写。

sabato 12 luglio 2025

诗中有画 shī zhōng yǒu huà - Nella poesia c’è un dipinto

诗中有画
shī zhōng yǒu huà
Nella poesia c’è un dipinto

诗中有画 shī zhōng yǒu huà Nella poesia c’è un dipinto

La chiamano 吸魂镜 (xīhún jìng) specchio che ruba l'anima. Un arnese alquanto bizzarro fatto di legno e ottone, in grado di intrappolare l’immagine di qualsiasi cosa in una strana lastra argentata.

Molti pensano sia pura stregoneria, altri sono per lo più incuriositi, altri ancora come me si chiedono a cosa serva sprecare ore di lavoro per intrappolare per sempre un’immagine.

Certo, se si trattasse di un incantevole paesaggio, del calore di una riunione familiare, del volto di una bella donna… in quel caso, non potrebbe forse questo straordinario marchingegno vincere il tempo, la decadenza e la morte? Vincere quella eterna maledizione a cui noi tutti siamo soggetti: la maledizione della precarietà della bellezza.

Non è forse questo ciò che per anni hanno provato a fare poeti e scrittori? Lasciare immagini e sentimenti impressi nel tempo? 

E invece, ora come allora, versi e dipinti sono affidati con tanta noncuranza a sottili fogli di riso o di seta. Tanta bellezza lasciata sola a consumarsi in supporti così deperibili. Se mille anni fa avessimo avuto questo portentoso macchinario oggi potremmo vedere i dipinti di Wang Wei.

Il mio sguardo si posa sugli oggetti del mio scrittoio, ne lambisce il bordo e si perde in lontananza sulla parete, dove a un paesaggio reso indistinto dal tempo si accompagna una poesia che si legge appena, ma che conosco bene.

味摩诘之诗,
wèi Mójié zhī shī,
Assaporo la poesia di Wang Wei,

诗中有画;
shī zhōng yǒu huà;
in essa scorgo un dipinto;

观摩诘之画,
guān Mójié zhī huà,
osservo la pittura di Wang Wei,

画中有诗。
huà zhōng yǒu shī.
in essa odo la poesia.

Nella mia mente appare un disegno infinito.  Le colline si susseguono sospese fra le nuvole. Alberi, rocce e ruscelli arricchiscono il paesaggio di dettagli. Un contadino, piccolo, mesto, quasi insignificante in questo mondo senza fine, è immerso nel suo lavoro, inconsapevole, mentre poco lontano una cascata impetuosa squarcia il paesaggio.

Se solo potessi rendere immortale tutto quello che i miei occhi continuano a vedere, tanto è prezioso per me ogni scorcio di questo dipinto. Per me è pace, è bellezza; è un mondo in cui mi rifletto, e forse questo mondo sono io.

La poesia diventa immagine, che a sua volta diventa sentimento, che diventa poesia. La vera bellezza è questa trasformazione: è l’attimo in cui percepiamo l’immensità dentro di noi.

Non esiste precarietà nella bellezza, la bellezza è immortale. La poesia è immortale.

Adesso capisco perché ti chiamano “specchio che ruba l’anima”. Per quanto siano belle le immagini che catturi, ciò che ne rimane, in fondo, sono solo fantasmi. Niente di vivo può essere davvero immortalato.

Carissimi lettori, la storia di oggi è ispirata al chengyu 诗中有画 (shī zhōng yǒu huà, nella poesia c’è un dipinto). Questo idioma descrive poesie che eccellono nel ritrarre paesaggi, facendo sentire i lettori come se fossero immersi in un dipinto. Si riferisce anche a versi dalla straordinaria bellezza poetica.

Torneremo ancora a parlare del legame fra pittura, poesia e filosofia, uno dei percorsi più profondi e affascinanti dell’antica cultura cinese.



Note sull'autore

Federico Zinelli, nome cinese: 金狄
Curatore della pagina chengyugushiitaliano

sabato 5 luglio 2025

蝉不知雪 chán bù zhī xuē - La cicala non conosce la neve

蝉不知雪
chán bù zhī xuē
La cicala non conosce la neve

蝉不知雪 chán bù zhī xuē - La cicala non conosce la neve

Oggi il caldo mi tormenta, neppure l'ombra mi è di alcun sollievo.

Eppure, quando ero giovane a palazzo, non provavo un simile senso di malessere. Che sia l’età? L’esilio? L’assenza di qualcosa da fare che mi tormenta?

Non dovrei ripensare ad allora, perché inevitabilmente la mente torna a quel giorno a palazzo.

Quasi sento il suono dei miei passi sul pavimento di mogano laccato.

Tre passi avanti e una piccola pausa... tre passi avanti e una piccola pausa.

La mia lunga veste di seta oscillava a questa danza antica di mille anni, mentre mi avvicino al Re con le mani nascoste nelle lunghe maniche della mia veste.

So che questo rituale è solo uno dei tanti tasselli dell'universo.

Un ordine cosmico che percepisco e di cui mi sento parte viva e consapevole.

La natura non si muove forse in un maestoso rituale? Il pavone blu spiega le sue piume in una ruota colorata per impressionare la propria compagna. I petali del loto si chiudono ogni notte come mani in preghiera. Il sole che rinasce ogni giorno rinnova l'equilibrio del cosmo.

Tre passi avanti e una piccola pausa. 

Ho raggiunto la giusta distanza dal mio signore. 

Mi genufletto tre volte sotto il suo sguardo insofferente, inizio i nove inchini di rito, ma non faccio in tempo a finire che la sua voce mi interrompe.

"A che serve studiare questi vecchi testi? L’esperienza diretta è tutto ciò che conta!"

Respiro a fondo e ricomincio i miei nove inchini. 

Nel cuore si posa un profondo dolore, non è il suo disprezzo per me, non è avere un re tanto potente quanto cieco. No. Il dolore più grande è la mancanza di rispetto per quell'ordine che tutto sostiene: pace, abbondanza e serenità.

Otto e nove, posso parlare:

Maestà! 

井蛙不可以语于海者,拘于虚也;

jǐng wā bù kě yǐ yǔ yú hǎi zhě, jū yú xū yě;

La rana nel pozzo non può parlare del mare, perché è limitata al suo piccolo spazio.

夏虫不可以语于冰者,笃于时也;

Xià chóng bù kě yǐ yǔ yú bīng zhě, dǔ yú shí yě;

L’insetto estivo non può parlare del ghiaccio, perché è fermamente ancorato alla sua stagione.

曲士不可以语于道者,束于教也。

Qū shì bù kě yǐ yǔ yú dào zhě, shù yú jiào yě.

Lo studioso settario non può parlare del Dao, perché è vincolato all’insegnamento ricevuto.

今尔出于崖涘,观于大海,乃知尔丑,尔将可与语大理矣。

Jīn ěr chū yú yá xì, guān yú dà hǎi, nǎi zhī ěr chǒu, ěr jiāng kě yǔ yǔ dà lǐ yǐ.

Solo quando ti sporgi dal bordo del precipizio e osservi il grande mare, allora riconosci la tua pochezza, allora potrai parlare di grandi verità.

Il suo sguardo beffardo cambia immediatamente, il suo corpo è rigido, l'ira vela i suoi occhi.

I maestri daoisti si levano contro di me, mi accusano di blasfemia e di oltraggio.

So che mio tempo a palazzo è scaduto. 

Il frinire di una cicala mi porta via da quei dolorosi ricordi. Guarda un po’, si è posata proprio sulla mia spalla. Che buffo.

La vita è così semplice per te piccola amica? Forse dovrei darti retta e smetterla di indugiare in simili pensieri. Godermi l'estate e il tempo che rimane. 

蝉不知雪

chán bùzhī xuě

La cicala non conosce la neve

Facile per te che non conoscerai mai l'inverno, che conoscerai solo le gioie di questo mondo. 

Eppure, cara amica, pensarti così inconsapevole del gelo, ma anche del candore della neve, mi riempie il cuore di tristezza.


Spiegazione del racconto

Cari lettori,

Spero che abbiate gradito questa breve suggestione.

La storia di fantasia è ambientata in uno dei momenti chiave della storia cinese. Il periodo segnato dalla contrapposizione fra confuciani e daoisti che si colloca alla fine della dinastia Zhou, durante il periodo degli stati combattenti.

Era un’epoca di incertezza e studiosi, filosofi e maestri si confrontavano su come riportare l’ordine, dando origine a molte "scuole di pensiero" diverse. 

Le due più influenti furono appunto quella daoista e quella confuciana, scuole in profonda contrapposizione fra loro. I confuciani criticavano le idee daoiste come passive, nichiliste o pericolose per la stabilità sociale, mentre i daoisti criticavano i confuciani descrivendoli come dei fanatici ossessionati dai riti e incapaci di cogliere la vera natura della realtà.

In questa breve storia, ispirata al chengyu 蝉不知雪 chán bùzhī xuě – "la cicala non conosce la neve", queste due ideologie si intrecciano in modo volutamente un po’ caotico.

Il protagonista, un maestro confuciano, critica la mancanza di visione e di rispetto per l’ordine del cosmo al proprio re, citando un passo dello Zhuangzi, libro daoista per eccellenza, mostrando la stoltezza delle sue idee in modo quasi paradossistico.

Sul finale però, dopo che l'ordine della sua vita sembra aver vacillato, si apre alla visione daoista, seppur con un velo di amarezza e tristezza.

Alla fine potremmo dire che, come diceva 老子 lǎozi, è la presunzione di sapere la peggiore delle malattie.

知不知,尚矣;不知知,病也。圣人不病,以其病病。夫唯病病,是以不病。

道德经·第七十一章

Sapere di non sapere è superiore. 

Non sapere ma credere di sapere è una malattia. 

Il saggio non è malato, perché riconosce come malattia il credere di sapere. 

Ed è proprio perché riconosce questa malattia come tale che egli non ne è affetto.

Dao de jing 71° capitolo



Note sull'autore

Federico Zinelli, nome cinese: 金狄
Curatore della pagina chengyugushiitaliano