无用之用wúyòng zhī yòngL’essere inutile è la sua più grande utilità
Carissimi lettori,
la frase di oggi proviene da un antico racconto dello Zhuangzi, un testo ricco di saggezza che molti di voi, specialmente chi ci segue, conoscono bene.
Questo racconto si addentra nel concetto di utilità, un’utilità sia per le cose del mondo che per gli esseri che lo abitano e sfida la comune idea che siano utili solo le cose che hanno un fine.
Lo Zhuangzi, invece, ci invita ad ampliare lo sguardo, suggerendo che talvolta anche ciò che appare inutile può rivelarsi molto utile.
Con la sua ironia e profondità, Zhuangzi ci mostra uno spiraglio alternativo in un mondo dove competitività, produttività ed efficienza sembrano obblighi ormai irrinunciabili.
La frase 无用之用 (wúyòng zhī yòng – “l’inutile è utile”) è spesso usata per descrivere attività, condizioni o aspetti della vita che, pur sembrando privi di scopo, possono in realtà rivelarsi di grande valore.
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Il maestro Shi e l'arte dell'inutile (tratto e tradotto da Zhuangzi)
"Il maestro carpentiere Shi si recò nello stato di Qi. Giunto a Quyuan, vide l'albero sacro di Li.
Era così grande da poter ombreggiare migliaia di buoi. Aveva una circonferenza di cento braccia e il solo tronco un'altezza di dieci ren. Aveva rami così massicci che ognuno avrebbe potuto essere scavato per farne una barca.
La folla lo ammirava come fosse in un mercato, ma il carpentiere non gli diede neppure un'occhiata e proseguì senza fermarsi.
Il suo apprendista, dopo averlo osservato a lungo, raggiunse il maestro e disse: "Da quando brandisco l'ascia al vostro seguito, non ho mai visto un albero così magnifico. Perché rifiutate persino di guardarlo e continuate a camminare?"
Il maestro rispose: "Non parliamone! È legno marcio. Se ne facessi una barca, affonderebbe; se una bara, marcirebbe presto; se utensili, si spezzerebbero; se porte, colerebbero resina; se colonne, verrebbero tarlate. È un albero inutile, privo di qualsiasi utilità. Proprio per questo è così vecchio."
Quando il maestro carpentiere Shi tornò a casa l'albero sacro di Li gli apparve in sogno, dicendo: "A cosa mai mi stai paragonando? Forse mi confronti con gli alberi ornamentali? Guarda i meli cotogni, i peri, gli aranci, i pompelmi e gli altri alberi da frutto: quando i loro frutti maturano, vengono spogliati, umiliati, con i rami grandi spezzati e quelli piccoli strappati.
È proprio la loro abilità nel produrre quei frutti a rendere tanto amara la loro esistenza.
Così non completano il loro naturale termine di esistenza, ma giungono a una fine prematura a metà del loro tempo, attirandosi addosso la distruzione. Così come è per tutte le cose una volta utilizzate. Tutte le cose seguono questa logica.
A lungo ho cercato di capire come mai fossi così inutile, e più volte sono quasi morto per lo sforzo di questa ricerca. Perché questi rami curvi e ricurvi, inutili per un qualsiasi attrezzo? Perché non do alcun frutto da poter mangiare? Perché il mio legno è così poco resistente, inutilizzabile per una qualsiasi costruzione?
Ma ora ho imparato, ho imparato che è l’inutilità la mia più grande utilità.
Se fossi stato utile, avrei mai potuto crescere così maestoso?
Inoltre, tu ed io siamo entrambi cose della natura: con quali diritto una cosa della natura dovrebbe giudicarne un’altra?
Come puoi tu, uomo inutile, comprendere me, un albero inutile?"
Il carpentiere si svegliò e ripensò a quel sogno, e quando l'apprendista chiese al maestro:
"Se questo albero cerca così ostinatamente l'inutilità, perché allora serve come albero sacro?"
"Stai zitto", fu la risposta del maestro, "e non dire una parola. È semplicemente cresciuto qui; e quindi chi non lo conosce non ne parla male come di una cosa malvagia. Se non fosse usato come albero sacro, correrebbe il rischio di essere abbattuto? Inoltre, la logica con cui viene conservato è diversa da quella con cui vengono conservate le cose in generale; non è forse fuori luogo spiegarlo con il sentimento che hai espresso?"