指鹿为马zhǐ lù wéi mǎScambiare un cervo per un cavallo
Carissimi amici, oggi parliamo di una storia chengyu che perfino il nostro Machiavelli avrebbe trovato davvero interessante.
La storia di questo idioma, infatti, è drammaticamente vera: è narrata nel celebre 《史记》(Shǐjì, Memorie di uno Storico), la prima opera storica sistematica sulla Cina di Sima Qian (司马迁, Sīmǎ Qiān), il padre della storiografia cinese.
La vicenda è ambientata all’epoca della dinastia Qin (秦朝, Qín cháo), la prima dinastia che unificò la Cina subito dopo il periodo dei Regni Combattenti (战国时代, Zhànguó shídài).
Fu una dinastia breve — durò solo 15 anni — ma lasciò un’impronta indelebile nella storia: tra opere immortali, megalomania e, purtroppo, tanta crudeltà.
Il primo imperatore della dinastia Qin, 秦始皇 (Qín Shǐhuáng), fu infatti colui che unificò lingua e scrittura, fece costruire la Grande Muraglia (长城, Chángchéng) e l’esercito di terracotta, imponendo al contempo il legalismo, una dottrina che sostituiva la moralità confuciana con leggi ferree, punizioni crudeli e controllo totale.
Qin Shihuang tuttavia non visse a lungo. Molti credono che fu proprio il suo desiderio di immortalità a condurlo alla morte, un avvelenamento da mercurio.
La nostra storia di oggi ha luogo poco dopo la sua dipartita.
Per chi volesse conoscere meglio la storia di questo imperatore, consiglio il libro:
Qin Shi Huang Di. Imperatore per sempre
Vi lascio alla storia di oggi.
Scambiare un cervo per un cavallo - 指鹿为马
Era il 210 a.C. quando Qin Shihuang, il primo imperatore della Cina unita, morì lasciando un trono vacillante. Al suo posto salì il giovane e inesperto 胡亥 (Hú Hài), completamente nelle mani del suo consigliere Zhao Gao, un ex servo asceso a cancelliere grazie a intrighi e crudeltà.
Zhao Gao, genio della manipolazione, puntava ad eliminare ogni dissenso. Ma come distinguere i veri alleati dai propri nemici? La sua risposta fu uno spietato test di obbedienza.
Un mattino, durante un’udienza imperiale, Zhao Gao fece condurre nella sala un cervo e, con tono sicuro, lo presentò all’imperatore e alla corte dichiarando:
«Ecco un magnifico cavallo!»
L’imperatore Hu Hai, confuso, rise nervosamente:
«Cancelliere, ti sbagli! Questo è chiaramente un cervo!»
Zhao Gao scrutò tutti i funzionari di corte. Sapeva perfettamente che quell’animale era un cervo: ciò che voleva davvero era capire chi tra loro gli fosse fedele.
Sotto il suo sguardo freddo e minaccioso, l’atmosfera nella sala si fece pesante. Nessuno osava incrociare il suo sguardo.
Alcuni funzionari, pur riconoscendo l’evidenza, rimasero in silenzio. In cuor loro sapevano che si trattava di un cervo, ma quale prezzo sarebbe costato dirlo?
Altri si guardarono interdetti. Dovevano scegliere: negare l’evidenza per salvarsi, o dire la verità e affrontare le conseguenze?
Altri ancora continuavano a osservare l’animale: cercavano disperatamente un dettaglio che rivelasse che fosse davvero un cavallo e che fossero loro ad essersi sbagliati.
Molti funzionari finirono per conformarsi, alcuni subito, complici degli intrighi di Zhao Gao, altri più tardi, spinti dalla paura.
Tutti coloro che non proferirono parola vennero in seguito giustiziati o costretti al suicidio dal crudele Zhao Gao.
Il testo originale della storia, tratto dal 《史记》
「赵高欲为乱,恐群臣不听,
(«Zhao Gao, volendo ribellarsi, temeva che i ministri non lo obbedissero.
乃先设验,持鹿献于二世,曰:
Allora escogitò un test: portò un cervo al Secondo Imperatore [Hu Hai] e disse:
『马也。』
"È un cavallo".
二世笑曰:『丞相误邪?谓鹿为马。』
L’imperatore rise: "Cancelliere, ti sbagli! Chiami cervo un cavallo?".
问左右,左右或默,或言马以顺赵高。」
Chiese ai cortigiani: alcuni tacquero, altri dissero "cavallo" per compiacere Zhao Gao»).
Conclusioni
指鹿为马 (zhǐ lù wéi mǎ, “scambiare un cervo per un cavallo”) è un idioma chengyu che viene usato come metafora del confondere deliberatamente il giusto e lo sbagliato.
Per una persona, non poter riconoscere la verità e dover accettare una versione imposta con la forza è forse uno dei modi più crudeli e umilianti con cui essere sottomessi.
In un tempo in cui spopolano le fake news, e in cui il controllo centralizzato dell’informazione — attraverso big data e intelligenza artificiale — può alterare la verità, questo chengyu si dimostra quanto mai attuale e rimane impresso nella lingua cinese come un monito: Essere liberi di riconoscere la verità non è solo un atto di resistenza, ma soprattutto di dignità umana.